120 anni, come la Gazzetta dello Sport e le Olimpiadi moderne. La Festa dei Gigli di Casavatore non è soltanto una semplice tradizione, ma è parte della storia di una comunità che con sacrifici e passione ha portato ad un traguardo così importante una manifestazione che era stata importata nel 1896 dalla città di Nola.
Sì, perché la “Festa dei Gigli” è nata a Nola intorno al 1300 per ricordare un avvenimento molto significativo per la città bruniana: l’invasione dei barbari e la liberazione dei nolani da parte di San Paolino. I barbari, infatti, invasero la città e resero schiavi tanti nolani e il vescovo di Nola, Paolino, liberò molti di loro riscattandoli con i beni in suo possesso. Arrivò da lui, sulle scale del Duomo, anche una vedova di un Salumiere che gli chiese di fare qualcosa per suo figlio, anch’egli caduto nelle mani degli invasori, solo che Paolino aveva terminato i beni preziosi da scambiare e decise di offrirsi come schiavo al posto del figlio della vedova. Così venne imbarcato insieme agli altri nolani, come schiavo, alla volta dell’Africa. Qui Paolino, abile giardiniere, faceva crescere dei fiori meravigliosi e venne notato dal “Re” dei barbari che chiese ai suoi di portargli quell’uomo così brillante. Durante il colloquio tra i due, una volta capito che quello era il Vescovo di Nola, il Re disse a Paolino: “Chiedimi tutto ciò che vuoi e torna a Nola”. Paolino, senza avidità, chiese soltanto la liberazione dei nolani e, insieme a loro, si imbarcò alla volta di Oplonti, che corrisponde all’odierna Torre Annunziata. Qui, ad attenderli, c’erano dei rappresentanti delle corporazioni dei mestieri presenti a Nola con un fiore, un giglio bianco, tra le mani. Per essere più precisi, ad attenderli c’erano un ortolano, un salumiere, un bettoliere, un panettiere, un beccaio, un calzolaio, un fabbro ed un sarto. Da quel momento, ogni anno, i nolani cominciarono a costruire delle torri altissime per ricordare il lieto avvenimento, affidando la costruzione delle torri ai rappresentanti di ogni corporazione, diversi di anno in anno. Le torri, con il tempo, si sono evolute fino a diventare i “Gigli” che conosciamo noi oggi.
Ma come sono arrivati i “Gigli” a Casavatore? Probabile, ma non ne siamo certi, che i casavatoresi siano venuti a conoscenza della festa grazie ai barresi, essendo geograficamente più vicini a Casavatore. La Festa dei Gigli, infatti, si tiene anche a Barra dal 1822. La kermesse fu importata nel quartiere orientale di Napoli dai “sangiovannari”, scaricatori di porto a cui i nolani si rivolgevano per un aiuto nel trasporto dei gigli. La festa piacque tanto ai barresi che, così, decisero di portarla anche nel loro quartiere. Tuttavia, come dicevamo, è una semplice ipotesi e non vi è certezza del fatto che la festa sia stata importata a Casavatore grazie al contatto con i barresi, anche perché stando ad alcuni documenti la festa di Casavatore risalirebbe addirittura al 1762, ma per convenzione viene adottata come data ufficiale quella del 1896.
Insomma, la “Festa dei Gigli” di Casavatore, “figlia” di quella nolana e “sorella” di quella barrese, è qualcosa di eccezionale per il nostro territorio, un patrimonio da valorizzare. Ed è per questo che un forte applauso va ai casavatoresi che, nonostante le mille difficoltà, portano avanti la loro festa da ben 120 anni. Una kermesse che il popolo ha preso in prestito da Nola e che ha dedicato anche a San Giovanni Battista, patrono della città.
Alla festa di quest’anno, che avrà luogo domenica 10 luglio, parteciperanno quattro gigli e saranno cullati da tre paranze (possiamo tradurre il termine “paranza” con “squadra”) di Casavatore (Nuova Gioventù, San Giovanni e Spartani) e una paranza di Barra (Amici Miei).