Presentazione del libro “Rapido 904, la strage dimenticata”

Un incontro toccante ma allo stesso tempo combattivo quello tenutosi questa sera al 249 Lounge Bar di Casoria, location che ha ospitato la presentazione del libro inchiesta della giornalista de il Mattino Giuliana Covella “Rapido 904, la strage dimenticata” (Graus Editore).

 

Di anni ne sono passati ben trenta da quel terribile 23 dicembre 1984 – giorno in cui il convoglio ferroviario Rapido 904, partito da Napoli e diretto a Milano, fu devastato da un attentato dinamitardo che causò la morte di 17 passeggeri e il ferimento di altri 245 – eppure l’intera vicenda continua ad essere avvolta nel mistero. Sullo sconvolgente eccidio, dietro al quale vi erano criminalità organizzata, apparati dei servizi segreti deviati e lobby politiche, lo Stato ha sentito la necessità di stendere un velo volto a coprire la verità dei fatti.

Ma, come ha dimostrato questo incontro, c’è chi non dimentica e chiede di fare luce sull’accaduto affinché venga fatta finalmente giustizia.

Alla serata, aperta dal giornalista Luigi Esposito con il ricordo dei nomi delle vittime della strage, sono intervenuti Maria Saccardo – presidio Libera Afragola/Casoria, Emanuele Tanzilli – presidente club Berlinguer e Ferdinando Troise – direttore di CasoriaDue.

Una sala gremita di gente, tra cui Antonella Leardi madre di Ciro Esposito e gli allievi del plesso scolastico Nino Cortese (che hanno portato cartelloni in dono all’autrice), riunita per ricordare un evento così doloroso e destabilizzante per il nostro Paese.

Il talentuoso attore Giuseppe Zeno, invitato a leggere alcuni passi dell’opera, ha dato magistralmente voce alle testimonianze che la giornalista ha raccolto nel suo libro, ma l’intervento più coinvolgente ed emozionante è stato quello della superstite Enza Napoletano che ha spiegato cosa significa aver vissuto una tale tragedia. “Quello che ho patito non mi ha incattivita, forse mi è stato utile per capire il valore della vita, in quel momento pensavo che non ne sarei uscita viva” queste le sue intense parole.

La donna ha inoltre affermato di non voler essere definita con l’appellativo “vittima” in quanto fortemente intenzionata ad ottenere giustizia ed ha concluso affermando: “Lotterò, voglio capire perché delle persone innocenti abbiano dovuto perdere la vita”.

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