Angelo Moraca: 26 anni, concittadino nostrano DOCG, poche parole e molti fatti. Introspettivo, in apparenza solitario, ma nasconde una sensibilità molto profonda. Giornalista, appassionato di musica, strimpella con la chitarra e scrive per il portale musicale “Melodicamente”. Ma la musica e la scrittura non sono le sue uniche passioni, quella che da qualche anno ha preso una piega importante nella sua vita è la fotografia.
Tutto è iniziato da un corso di fotografia che ha frequentato presso Upnea e dalla reflex che Francesca gli ha regalato per la laurea.
Io voglio farvelo conoscere un pochino meglio facendo due chiacchiere proprio in merito a questa passione.
Cosa è per te la fotografia?
“La fotografia non si può definirla, ma per renderla tale ha bisogno di riferimenti. Espressiva e d’impatto, che poi è un po’ il mio pensiero. Non amo le elucubrazioni in merito, né i tecnicismi esasperati, la parola d’ordine per chi si accosta alla fotografia è semplicità. Poi la cultura fotografica si forma in itinere, così come l’occhio si allena se si sa guardare. Conoscere per riconoscere, il mantra del maestro Siano. Che ho sposato in pieno. Oggi tutti (o quasi) parlano, scrivono e fotografano Napoli. Sarebbe meglio spiarla, con rispetto, come una donna incantevole che lascia trasparire il meglio di sé solo se si accarezza la sua sensibilità. E come ogni donna che si rispetti ha bisogno di tempo per fidelizzare, per svelarsi e lasciarsi amare: tempo, passione, lavoro. Sì, perché la fotografia è lavoro!”
Il corso di fotografia che hai seguito è stato senza dubbio l’assist che ti ha permesso di coltivare la tua passione. Raccontami di Upnea.
“UPnea è un’associazione culturale che ha sede nel centro storico di Napoli. Luigi Crispino, il presidente, ha fondato l’associazione il cui cuore pulsante è la fotografia. Per dirla con parole sue, la fotografia è la linfa vitale di UPnea. Il loro operato è arricchito da Sergio Siano e Roberto Stella, i due maestri del corso che non hanno bisogno di presentazione. Sono la competenza distintiva del corso di fotogiornalismo e reportage che ogni anno, da 6 anni, si ripete due volte: una volta in primavera/estate e una volta in autunno/inverno. Chiamarlo corso di fotogiornalismo e reportage è riduttivo. E’ un’esperienza di vita. La sede si trova in Via San Giovanni Maggiore Pignatelli a Napoli, da Maggio di quest’anno hanno inaugurato il bistrot “Salumeria UPnea” (sempre in Via San Giovanni Maggiore Pignatelli), hanno concepito l’allestimento del locale anche in funzione del corso di fotografia: è lì che gli allievi che espongono i loro lavori. Il tema del corso è deciso di volta in volta da Crispino, Stella e Siano, un gruppo di professionisti che amano profondamente la città di Napoli: la fotografia, il corso e la mostra sono il loro contributo alla città. Chi entra in UPnea entra in una famiglia, pronta a valorizzare i propri allievi lasciandoli camminare sulle proprie gambe e ragionare con la propria testa.”
Dalle tue parole traspare ancora più forte questa passione, cosa ha rappresentato per te questa esperienza?
“E’ stata l’occasione per mettermi alla prova, un bisogno intimo che mi ha spinto a cercare un mezzo con cui esprimermi. Tutto è cominciato per gioco, ora mi ritrovo a partecipare ad una mostra collettiva nel centro storico di Napoli: il Rione Sanità ha impressionato sia me che gli altri, nasconde misteri, bellezza, esoterismo e segreti. Abbiamo conosciuto persone, ci hanno raccontato storie, un incrocio di destini. Ci hanno accolti in casa, da sconosciuti siamo diventati “di famiglia”. Abbiamo avuto la possibilità e la capacità di rappresentare in fotografia uno dei quartieri più affascinanti, il cuore di Neapolis. I cittadini del Rione Sanità sono unici, come unico è il gruppo “Quelli della Sanità” che mi ha accompagnato in questo viaggio fotografico che non finirà. Mai.”
La realizzazione di questa mostra fotografica che vede protagonista il rione Sanità, allestita presso Salumeria Upnea fino al 7 Gennaio: un luogo che nel corso dei secoli ha saputo essere come solo Napoli sa, tra sacro e profano, vivi e morti, con il suo fascino un po’ popolare e un po’ esoterico, un presepe vivente che sa rappresentare l’essenza di questa città. Ognuno di voi ha scelto di “immortalarne” una parte, perché hai scelto la fonderia Mercogliano?
“Napoli come le sue periferie è di chi le vive. Vivere inteso come scoperta. Nelle arterie del Rione Sanità ci sono storie che non immagini minimamente. E la Fonderia Mercogliano è una di queste. Don Gennaro e il suo fedele compagno di viaggio Wuadec sono lì ogni giorno, lavorano e forgiano il ferro con tecniche risalenti all’età del bronzo. Ricordo ancora la prima volta che ho messo piede ne ”O’ Monte”: un mondo surreale. Se Dante fosse nato nel Rione Sanità la sua Commedia potremmo senza dubbio collocarla in Vico Tronari. Inferno, Purgatorio e Paradiso. E poi l’artigianato, il lavoro sul quale Napoli e i napoletani hanno fatto scuola nel mondo, quel tessuto sociale che ancora resiste nonostante l’avvento dei cinesi (napoletani): ecco, da una parte la memoria dall’altra la “denuncia”. La Fonderia Mercogliano è tra le ultime presenti a Napoli, un antico mestiere che oggi va’ pian piano scomparendo, eclissato soltanto dalla concorrenza sleale di copie vendute a basso costo. Infine Don Gennaro, che per me è l’ultimo sindaco del Rione Sanità.”
Per oggi vi salutiamo, ma vi consiglio vivamente di fare un salto in “Salumeria Upnea” per guardare con gli occhi di chi ama la fotografia, uno dei volti di Napoli più contraddittori e magici.
In bocca al lupo Angelo!