Arrivano dal Congo notizie drammatiche in merito all’epidemia di morbillo che ha colpito il Paese: si parla di 21 mila persone morte ed un milione e mezzo di vaccini distribuiti. Ciò che colpisce di più, però, nel seguire la situazione dall’Occidente, è che mentre l’Africa non trova pace tra rivolte, scontri ed epidemie (oltre al costante dramma della povertà), l’attenzione dei media è tutta incentrata sull’uccisione di Bin Laden. S’insegue il mito del “nemico abbattuto” a tutti i costi e si nascondono le altre problematiche del mondo. Oltre ai fuochi di rivolta di Egitto, Libia e Tunisia, abbiamo assistito anche alle tensioni in Burkina Faso, con gli scontri di piazza e l’ammutinamento dei soldati del reggimento presidenziale contro il presidente Campaorè.
La situazione più drammatica si vive però in Congo, paese già storicamente martoriato da cruenti genocidi, e dove, oltre alle epidemie, la quotidianità è continuamente sconvolta dalle violenze e dalla guerra. La vittima è sempre la popolazione civile, costretta a convivere con gli scontri etnici tra eserciti regolari ed indipendentisti che si contrappongono. Le epidemie trovano terreno fertile proprio nelle fughe verso l’ovest del Paese e la capitale Kinshasa da parte dei profughi. In questo contesto sono tanti i bambini già denutriti, che soccombono al cospetto di una malattia in Occidente già debellata e che invece in Congo sta producendo un disastro umanitario. In Congo c’è una speranza di vita media di 43 anni e su quasi 60 milioni di abitanti la metà ha meno di 15 anni, perciò il morbillo può avere conseguenze devastanti. Davanti ad un quadro di questo tipo, ribadiamo la centralità della cooperazione internazionale e del sostegno alle ONG che tentano di ribaltare a partire da piccoli gesti di solidarietà quotidiana questa triste condizione. Non ci si può ricordare del sostegno a distanza e della cooperazione soltanto al cospetto dell’”emergenza immigrazione”, per poi ritornare nel mondo disegnato dalla tv, che oggi piuttosto che raccontare il dramma vissuto da milioni di persone, insegue le prove dell’uccisione di Bin Laden.
Reach Italia, presente sia in Congo che in Burkina Faso e sostenendo circa 2700 bambini, tenterà di portare il proprio aiuto, nonostante le difficoltà e le emergenze che stiamo riscontrando, ma lancia il suo grido di preoccupazione dopo aver riscontrato le loro esigenze primarie in termini di salute ed integrazione alimentare.
Il ministro Tremonti, rappresentante del Governo, ha dichiarato qualche settimana fa che l’unica strada da intraprendere contro l’”emergenza immigrazione” è l’investimento sulla cooperazione internazionale.
Reach Italia ha già richiesto un tavolo con le ONG virtuose e trasparenti e,
dopo le chiacchiere, attendiamo i fatti.