Intendono capire quanto incide l’emergenza rifiuti, riesplosa a Napoli e in Provincia, sulla salute dei residenti dei Comuni più drammaticamente deturpati, inquinati e ammorbati dai fetidi cumuli di spazzatura giacenti per giorni lungo le strade e che, il più delle volte, sono incendiati da cittadini esasperati. Così facendo, però, aggravano ancora di più la situazione, mettendo a rischio seriamente la salute degli abitanti. Parliamo del gruppo ISDE (Medici per l’Ambiente), formatosi sei mesi fa e composto da medici, ricercatori ed esperti. Essi hanno condotto una ricerca (costata intorno ai 100mila euro), che ha riguardato 195 centri urbani: da essa è emerso l’alto impatto ambientale dell’immondizia in 15 Comuni dell’hinterland napoletano. Cento donne che vi risiedono, tra i 23 e i 25 anni, sono state sottoposte a un centinaio di analisi effettuate accuratamente, dalle quali è stato riscontrato un aumento significativo di concentrazioni di diossine nel loro latte.
A Pascarola, frazione di Caivano di circa 4000 abitanti (in cui sono situati lo Stir e la zona industriale ), il parroco della chiesa di S. Giorgio, don Salvatore Varavallo, consultando il registro delle persone decedute, ha constatato che da Gennaio a Settembre 2010 sono morte 15 persone affette da patologie tumorali. Ogni famiglia di Pascarola ha perso un proprio caro colpito da tumore. Contro la contaminazione dei nostri territori continua indomito la sua battaglia il professor Marfella, tossicologo e oncologo dell’ospedale Pascale di Napoli, il quale ha ultimamente dichiarato che l’inquinamento da diossine in tutto il mondo sta diminuendo, a differenza della Campania, nella quale si attesta tuttora su livelli preoccupanti. Ha rilevato, poi, questa situazione poco chiara: “Sono stati resi pubblici dall’ISPRA i dati sulla gestione 2007 -2008 dei rifiuti industriali e tossici di tutta Italia. Mentre noi in Campania eravamo sommersi dalla “munnezza urbana”, umiliati dalla TV di tutto il mondo, l’unica Regione d’Italia così virtuosa da dichiarare di essere in grado di gestire tutti, e sottolineo tutti, i suoi rifiuti industriali e tossici senza discariche e senza inceneritori era e continua ad essere la Campania. E come è possibile che, se la Regione Campania è in grado di gestire perfettamente i suoi rifiuti industriali senza discariche e senza inceneritori (ben 4 milioni di tonnellate l’anno), non è in grado di fare altrettanto per i rifiuti urbani (soltanto 2,7 milioni di tonnellate l’anno)? E soprattutto, dove vanno a finire veramente i pericolosi e tossici rifiuti industriali, campani e non?