Post serialità: il nome sembra alludere a chissà quale astruso concetto, eppure si tratta di qualcosa con cui tutti, più o meno, hanno familiarità. Parliamo delle serie televisive (chiamarle telefilm sembrerebbe riduttivo) che, da oltreoceano, hanno occupato, senza troppi sforzi, anche i palinsesti delle televisioni nostrane, coinvolgendo il pubblico in una spirale di adrenalina, suspense e inevitabile dipendenza dalla loro costitutiva continuità. La serialità si è rivelata essere un’efficace nonché remunerativa strategia di produzione e, negli anni, si è evoluta fino a costituire una vera e propria “filosofia di vita”. In parole povere: il prodotto audiovisivo “telefilm” risulta concepibile soltanto in termine di “serie”.
Il suddetto passaggio non è stato privo di effetti nell’evoluzione della serie televisiva degli ultimi decenni. Uno sguardo anche superficiale ai telefilm di maggior successo, da Lost a CSI, passando per Dr. House e Prison Break, permette di constatare che lo stesso concetto di telefilm è stato notevolmente ridimensionato. Sceneggiature curate e coinvolgenti, regie magistrali, interpretazioni intense, rendono sempre più labile il confine tra televisione e cinema e sempre più spesso decretano il trionfo del piccolo sul grande schermo.
L’indagine sulla fiction televisiva e sulla sua evoluzione alla luce dei nuovi media (il web in primis) è alla base del volume “Post serialità. Per una sociologia delle tv-series. Dinamiche di trasformazione della fiction televisiva”, pubblicato il 20 Aprile per la collana Mediologie della casa editrice Liguori. Il libro è a cura di Sergio Brancato, docente di Sociologia della Comunicazione presso le Università di Salerno e Napoli, e comprende una raccolta di undici saggi a cura di studiosi e ricercatori della comunicazione, preceduti dall’introduzione di Alberto Abruzzese, docente di Sociologia delle Comunicazione dell’università IULM di Milano.
Ciascun saggio sviscera e problematizza un aspetto della post serialità, spaziando dalla funzione sociale delle serie (“La serialità nell’epoca della cultura partecipativa” di Vincenzo Bernabei) alla mutata struttura narrativa delle stesse (“La diegesi ritrovata. Struttura narrativa e ambientazione postseriale” di Pierpaolo Panico) fino ad analizzare la dilatazione delle coordinate spazio/tempo nel contesto seriale (“Il trionfo della libertà temporale” di Ciro Troise)
Una lettura, questa, che consente di adottare una prospettiva critica rispetto ad un fenomeno di massa che non solo ci circonda e ci sovrasta ma che noi stessi, in quanto pubblico e spettatori contribuiamo ogni giorno, tramite i nostri gusti e le nostre preferenze, ad alimentare.