Rabbia e amarezza sono i sentimenti dei tifosi partenopei per il trasferimento di Higuain alla Juventus, avversario acerrimo del calcio Napoli.Come dire: doppia beffa! La sua immagine è stata addirittura affissa sui camion della spazzatura.
Reazione tipica degli innamorati traditi e delusi. Eppure, quando ho fatto notare, in qualche passata intervista, a operatori dell’informazione sportiva che i media privilegiano lo sport professionistico sottoposto alle logiche del denaro, del successo e dello spettacolo, trascurando l’aspetto sociale, ossia lo sport quale scuola di vita, la risposta è stata “che è vero, verissimo. Tutto vero. Gli interessi economici, gli sponsor, l’enorme giro d’affari che coinvolge lo sport professionistico non concedono spazio ai valori sociali e umani. Poi ci sono le scommesse in tutti gli sport che hanno il loro effetto negativo coinvolgendo gli stessi attori e dirigenti e mettendo nel cassetto le parole lealtà, umiltà, correttezza e rispetto delle regole.”
Quindi una presa d’atto, pur con enorme rammarico, che il mondo dell’informazione focalizza esclusivamente l’attenzione sullo sport che, non sfuggendo alle ferree leggi del mercato, è diventatoun’azienda industriale in cui ciò che conta è la massimizzazione del profitto. E allora, che senso ha, ormai, parlare di attaccamento alla maglia, di amore per la Città e di sodalizio affettivo con i compagni di squadra? Se si sostengono tali argomentazioni nella nostra società pervasa dalla cultura dell’efficientismo, del pragmatismo e dell’opportunismo, si è tacciati divivere fuori dal mondo. Higuain, con la sua scelta di lasciare Napoli, ha dimostrato di essere, purtroppo, un figlio esemplare di questo modo di essere e di vivere. E accusatemi di essere pure un “moralista” se affermo che il successo a tutti i costi, la fama, la ricchezza eccessiva e il potere, imposti come nuovi valori dallo sport professionistico, già di notevole impatto sociale, continueranno, con effetti deleteri, a incidere sommamente nella vita dei ragazzi. Non sono pochi i sociologi che ritengono che lo sport stia smarrendo (non si sono già persi?) tutti i contenuti simbolici e che i comportamenti gratuiti siano ormai chimere.
Mi chiedo, allora, cosa si insegna nei club sportivi: è questa la domanda fondamentale da porci, dopo aver elaborato la profonda delusione per la perdita del famoso “Pipita”. Poniamoci, dunque, con franchezza tale quesito: “ Si trasmette alle future generazioni,praticanti discipline sportive( in particolare il calcio,molto seguito nel nostro Paese), che lo sport è una grande scuola di vita sulla quale puntare per sviluppare in loro, al di là delle competenze tecniche da acquisire con sicurezza, il senso di responsabilità e di dedizione, lo spirito di squadra, l’interdipendenza positiva, identità, lealtà e quindi autonomia”? Perché se nelle società sportive e nelle famiglie dei campioncini si parla di tutt’altro, dei guadagni favolosi,ad esempio, o dei traguardi da conseguire a tutti i costi, allora non ci si meravigli della scelta “conveniente” e redditizia compiuta da Higuain.
Urge riproporre, a mio avviso, nello sport come nella vita, i “fondamentali etici” per realizzare progetti di vita nei quali non si debba assolutamente prescindere dalle autentiche relazioni umane fondate sul rispetto, sulla fedeltà ad una parola data, sull’ attesa fatta maturare nei tifosi di uno scudetto sempre più a portata di mano… “Ma che dici: “Vivi sulla luna”? … E allora, per favore, lasciamo andare via Higuain, senza stracciarci ipocritamente le vesti!