I politici nostrani non finiscono mai di stupire. L’ultima stramberia giunge da Capri. “Il Mattino” del 5 maggio dà notizia di un’ordinanza caprina, pardon caprese, “anti-ricordini” lasciati dai cani lungo le strade. L’idea è di creare una data bank “mappando” il dna dei cani isolani per individuare l’indolente proprietario che non ha rimosso il rifiuto solido corporeo del suo amico quadrupede. La cosa sarebbe fattibile se fossero soddisfatte due condizioni: 1)Istituzione dell’anagrafe canina come da Ordinanza del 6/8/2008 della sottosegretaria Francesca Martini (Gazzetta Uff. n° 194 del 28/11/2009); 2) Dotare i cani di microchips. A questo punto sorge un vespaio di competenze: Chi paga la mappatura? A chi spetta compilare, conservare ed aggiornare il registro anagrafico? Dove condurre l’amico dell’uomo per dotarlo di microchip? A chi dare l’incarico di prelevare il campione sotto forma di residuo secco o fresco? A quale laboratorio analisi conferirlo? E visto che ci siamo, perché non prendere anche l’impronta digitale della zampa anteriore destra? Giusto per completezza! Le inosservanze delle Ordinanze sindacali come quella del 28/01/1999 ed anche di una precedente di due sindaci di Casoria dimostrano l’incapacità delle autorità preposte al loro rispetto e l’inciviltà di diversi doglovers. Al futuro sindaco, ballottato o meno, segnalo una mia lettera indirizzata al Comando dei VV.UU. prot. Comunale 6719 del 3/3/2010 con oggetto: ”Anagrafe canina”. La risposta non mi è mai giunta. Colpa del disservizio postale? Colpa del menefreghismo di qualche dirigente? Se chi dall’alto se ne frega delle nostre spiagge, dal basso c’è chi se ne frega dei cittadini che gli pagano lo stipendio. Il cane è amico dell’uomo e per la proprietà transitiva l’uomo dovrebbe essere amico del cane. Di certo l’uomo non è amico dell’uomo. Un cane, educato in quel di Roma, appartenuto ad un noto artista-fotografo della Provincia di Padova, ha abbaiato un sonetto che il suo padrone, Luciano Monti, ha tradotto per noi:
Caro Padrone Mio
Caro padrone mio nun c’hai capito un’acca. / Te prego, fammi er favore, raccojela ‘sta cacca. / Se quarcuno passa lì dappresso nun la vede, / vaffinì, poraccio, che ce mette sopra er piede.
Ce lo sai che per corpa de ‘sta tua indolenza / l’omo, invece d’apprezzà l’amore e l’obbedienza / de li cani che da sempre so’ pe’ lui er vero amico / vanno ‘ngiro a dì’: “Li possino ammazzà, li maledico”?
Allora se davvero me vòi bbene, che c’hai l’affetto, / porta cotté, quanno ce serve, ‘sto piccolo sacchetto. / Nun te schifà, se l’escrementi mia c’hai da raccoje / ricordate che già lo fai pe’ li fij e pe’ la moje.
Se chi passa pe’ li vicoli le scarpe nun se sporca / nun penza de menatte e de legatte er collo con la forca. / Anzi, contento d’avecce tutte le strade a specchio / quanno c’encontra ce saluta, e bonanotte ar secchio!