Oggi pomeriggio presso la Sala Consiliare Silvia Ruotolo della V Municipalità in Via Morghen, si è tenuto un interessante appuntamento dal dantesco titolo “Donne ch’avete intelletto d’amore”. L’Associazione culturale Clarae Musae, fondata dalla professoressa Vittoria Caso, ha riunito una forbita schiera di autrici per dar voce, attraverso musica e poesia, al messaggio che combatte la violenza sulle donne in ogni sua più subdola manifestazione. Un fil rouge con quanto scrivevamo pochi giorni fa, al quale abbiamo voluto dare continuità e coerenza essendo presenti per riaffermare il messaggio che, ricordiamo, è quello di dire No alla violenza sulle donne everyday. A dare il via all’incontro i saluti di Fabiana Felicità, Consigliere municipale. Importante e indicativa la presenza in sala alcuni degli studenti del liceo Alberti. Autrici: Giulia Campece, donna dalle molteplici sfaccettature, autrice di “Donne senza volto” e non solo, premio narrativa internazionale; Carmina Esposito, poetessa, pittrice amante del teatro, autrice de “La persistenza del dubbio”; Vera Mocella, avellinese d’origine, autrice di “Pietre troppo dure”; Lina Sanniti, vive a Frattamaggiore, professoressa d’inglese, vincitrice del premio Avellino in versi edizione 2005. Riflessioni critiche a cura di Daniele Capuozzo e della docente in humanae litterae Vittoria Caso, fondatrice dell’Associazione culturale promotrice dell’evento. Il tutto è stato accompagnato dal sottofondo musicale di Gaetano Pellegrino e il suo sax. L’incontro è stato anche terreno fertile per la presentazione dell’antologia “Ifigenia siamo noi”, curata da Giuseppe Vetromile, i cui versi sono stati egregiamente animati da alcune delle autrici presenti. Parlare di femminicidio oggigiorno oscilla scabrosamente tra tendenza e taboo. C’è chi tratta l’argomento per dimostrarsi al passo con la cronaca e chi, invece, rifiuta di ammettere l’esistenza del fenomeno sociale un po’ per scaramanzia e paura, un po’ per ignoranza e bigottismo. La poesia oggi si è prestata ad essere una valida e alternativa chiave di lettura. Triste, nostalgica, sacra e profana, materna e a tratti cruda ma con quel tocco che la contraddistingue, quello che giunge dritto al cuore di chi ascolta anche con poco interesse. Quando si parla di violenza non è infatti sempre facile ascoltare davvero. Tutti noi in qualche modo, consapevolmente o meno, siamo stati interessati ad episodi di violenza (attiva o passiva). Quella subita dalle donne in modo particolare rappresenta una dolente tematica che in maniera triste e prepotente entra sempre più nella quotidianità, tanto da non poterne ignorare la portata. La violenza non è un volgare dato statistico come le più grandi testate giornalistiche vogliono farci pensare né un argomento da strumentalizzare in campagna elettorale ma, purtroppo, una realtà tutt’altro che virtuale. Essere donne è difficilissimo. Non lo dicono i notiziari dei giorni nostri ma la storia. Basti pensare all’antica Grecia, alle sue figure predominanti e alla sua ricca letteratura. Nonostante la prevalenza della figura maschile, molte sono le donne che hanno avuto la forza ed il coraggio di rompere questo silenzio, conquistando il diritto alla parola. Parola come traguardo e scrittura come apice di questa conquista. Si pensi alla poetessa Saffo, giusto per citarne una, e alle sue altre scomode e ribelli “colleghe”. Dopo secoli di silenzio si è conquistata la parola. Leggerlo a voce alta fa uno stranissimo effetto. Invito i lettori, ma soprattutto le lettrici, a provarci per capire di cosa si tratta… La letteratura come galassia in cui sommersa e nascosta è la figura della donna pur meritando essa uno spazio speciale nella letteratura e nelle arti in genere e perché no, addirittura nella società. Scandalosa e trasgressiva, così è stata considerata per secoli la donna scrittrice perché colpevole di tralasciare il suo ruolo di colei alla quale spetta accudire la casa e crescere i figli. Il punto di vista femminile, diverso e nuovo comincia a sbocciare: autobiografie e diari svelano la grandezza della femmina, che timidamente afferma e tutela il proprio io. Almeno ci prova. Ancora oggi… Le donne lettrici si immedesimano e vi si rispecchiano, indice di un inaspettato successo e sintomo che qualcosa inizia a cambiare. Questo e tanto altro ancora non viene neppure menzionato dai nostri testi scolastici. Storia e letteratura ignorano la figura femminile o almeno non la considerano quanto dovrebbe. Eroine nascoste il cui valoroso e indispensabile contributo, la cui memoria e coscienza storica, viene ancora vilmente taciuta. Se è vero che la nostra nazione si fonda, tra i tanti, sul principio della democrazia, si proponga una visione storica nuova, corretta, completa, reale! Educare le nuove generazioni istruendole per combattere le discriminazioni. Si propongano testi scolastici nuovi per insegnare il reale ruolo storico di questi esseri così fragili ma al contempo così forti e indispensabili. Si insegni ad abbandonare il concetto di donna come soggetto debole, vulnerabilizzato dalla violenza e si abbracci la visione nitida di esse come coraggiose e appassionate, ricche di inventiva, nonostante abusi violenze e dignità negate, le donne sono un vero e proprio esempio civico, da conoscere ed apprezzare, senza discriminazioni. Esistono vari tipi di violenza, quella fisica è la più chiacchierata, da non sottovalutare quella morale e psicologica. La cultura come forma di emancipazione è la principale arma per liberarci tutti da questa grave mancanza di civiltà. Occorre ricordare costantemente il ruolo sociale della donna, nella completezza della sua evoluzione storica, scevra dalle molteplici discriminazioni ancora oggi in atto. Voglio congedare chi legge citando le ultime righe di una poesia scritta in occasione della giornata contro la violenza sulle donne dalla giovane Gaia Amodeo una studentessa che dice “Sii il fuoco che arde, non la legna che brucia”.