‘i RACconti tornano’ di Emilia Sensale. Foto: particolare Chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli.
Controllava, controllava, controllava.
Le venne in mente uno dei tanti racconti della donna, quelli della guerra, dove lei aspettava il nonno senza avere notizie. Come si poteva vivere così? Era lei sbagliata forse, lei che controllava compulsivamente quei numeri bianchi pregando che si ricollegasse? Dopotutto, la madre l’aveva avvisata: “Tu non sei adatta per i rapporti a distanza” le aveva detto in modo perentorio.
Niente da fare, lui non si ricollegava. Lei era preoccupata. Non riusciva neanche a seguire la lezione. Dopo due ore, durante le quali non aveva preso neanche appunti, uscì dall’università. Fu in quel momento che adocchiò il balcone quattrocentesco della chiesa in piazza che sembrava sperduto nella grande facciata, come un elemento estraneo se confrontato con i balconi moderni, pieni di fiori, nelle vicinanze.
Controllava, controllava, controllava.
Nulla, di lui nessuna traccia da giorni.
Lui era partito per il Nord Italia, in quella Verona che lei considerava così romantica…. Lui le mandava spesso la foto del balcone di Romeo e Giulietta e lei quando andava in università guardava quel balcone antico, tutto partenopeo, chiudeva gli occhi e sperava di abbracciarlo ancora. Lei si identificava in quel balcone, si sentiva diversa da tutto il resto. Era una presenza antica che andava contro quella modernità fatta di cellulari, numeri bianchi e ansia.
Una luce particolare, fulgida, illuminò il balcone. La stessa luce illuminò il suo cuore e capì. Capì che il tempo era troppo prezioso per perderlo dietro una preoccupazione che aveva una destinazione che non meritava tutta quella considerazione.
Non controllò più.
Emilia Sensale