Ciro sicuramente ha ingoiato tanti bocconi amari nella sua vita: è uno dei tanti senza fissa dimora che riceve quotidianamente un pasto caldo nella mensa dei poveri “S. Teresa di Calcutta” di Casoria. Chissà, forse le sventure capitategli avranno infreddolito il suo cuore più di quanto le temperature basse di questo periodo abbiano raggelato le membra del corpo. Oso, però, credere che il contatto giornaliero con i volontari della Mensa di via Duca D’Aosta abbiano a poco a poco sciolto il suo ghiaccio interiore grazie all’affetto caloroso da cui è stato investito, agli atti premurosi che ha ricevuto, all’amore fraterno con cui è stato accolto. E così, quando la fortuna gli è venuto incontro consentendogli di vincere 150 euro giocando all’enalotto, ha pensato bene, dopo essersi recato in un albergo per una salutare doccia, di utilizzare i soldi vinti a favore di tutti coloro che bussano alla porta della Mensa per il pranzo giornaliero: ha comprato tanto cibo per la dispensa; in più, agendo con una delicatezza infinita, nell’acquistare la carne, ha comprato gli hamburger di carne bovina per nutrire i barboni di fede musulmana.
Si potrebbe pensare che, dopo tutto, abbia voluto disobbligarsi, senza volere attribuire al gesto compiuto una motivazione alta e nobile. Eppure, sono fortemente convinto che Ciro abbia fatto una scelta amorevolmente “naturale”, nel senso di aver voluto condividere nella sua “famiglia adottiva” qualcosa di positivo che gli è accaduto. Infatti, i familiari del clochard sono ora i cooperanti della mensa “S. Teresa di Calcutta”. Qui, Ciro ha sperimentato ciò che solo un contesto familiare autentico dona: quello di far rigenerare dentro di sé il senso della sua dignità unica e irripetibile smarrita da tempo e forse mai avvertita nel corso della sua vita; nella Mensa dei poveri, situata a pochi metri dalla Parrocchia S. Antonio Abate, Ciro ha con gioia capito che nella nuova famiglia egli è considerato un “figlio” unico, speciale, soprattutto se provato dalla sorte; egli ha compreso che in una vera famiglia, come quella in cui è stato accolto con carità evangelica, avviene il processo miracoloso di umanizzazione e di personalizzazione, fino alla cura della dimensione spirituale. Infatti, stabilendo “il giorno della misericordia”, i volontari, il 28 gennaio scorso, hanno offerto la possibilità a Ciro e ai senza fissa dimora che si recano alla mensa dei poveri “S. Teresa di Calcutta” di riconciliarsi col Signore nel sacramento della confessione, grazie alla disponibilità di Don Marco Liardo. E così, rinfrancati anche nello spirito, Ciro e gli altri pian piano stanno imparando di nuovo a fidarsi, a
nutrire fiducia in se stessi, certi di poter contare su relazioni sincere, accoglienti, affidabili. Nella Mensa dei poveri di via Duca D’Aosta si rende familiare l’estraneo, colui che conta poco o niente per gli uomini, ma ha un valore inestimabile agli occhi di Dio. Rendere familiare l’estraneo consente di scoprire l’altro, di riconoscerlo, di amarlo così com’è, rispettandone la diversità. E di questo Ciro (come tutti gli altri) è grato al Signore e a tutti coloro che nella Mensa mostrano del Padre celeste il volto sorridente, il cuore appassionato d’amore, le mani aperte pronte a donare.
Antonio Botta