Recensire un film come quello di cui vi parlerò è davvero difficile. Quando si ha l’opportunità di vivere quei momenti, ci si innamora della stessa vita e si ringrazia Dio per le proprie radici e la propria cultura. La nostra Napoli è invasa dai rifiuti, ormai è sicuro, questa sarà ricordato come uno dei periodi più atroci della storia della nostra città. E noi siamo qui, lo stiamo vivendo. Il dolore per ogni napoletano è immenso. Eppure anche in un momento tanto triste, la città sembra risorgere culturalmente e con “Gorbaciov” e “Una vita tranquilla”, un altro capolavoro è stato firmato: Passione.
E’ la prima volta che reputo un film in grado di dare un’immagine della Napoli vera anche a chi non la conosce. Uno che non è stato a Napoli in queste due ore può farsene un’idea davvero obiettiva.
Il grande regista americano John Turturro (di chiare origini italiane) ripercorre la storia musicale della nostra Napoli, dal ‘400 ad oggi. Una città che ha saputo cantare le sue gesta, i suoi traumi, i suoi dolori. La storia di un territorio e di un popolo che ha nella musica la capacità di denunciare i soprusi, le angherie subite, i torti della storia. Ma anche la canzone del sentimento, di quel mix di voglia di vivere, malinconia, amore e passione che solo Napoli e la sua canzone sanno dare. La musica del Golfo e le sue influenze mediterranee, arabe, americane da Caruso a Carosone, dalla canzone del ‘700 a chi ha cantato Napoli dall’estero o da altre parti di Italia come De Andrè. In due ore Turturro racconta Napoli ed i napoletani grazie a canzoni sublimi come “Maruzzella”, “Don Raffaè”, “Comme Facette Mammeta”, ma anche canzoni del nostro passato che davvero neanche più noi autoctoni conosciamo. Artisti immensi hanno prestato la propria immagine ad un film colossale (Fiorello, Peppe Barra, Massimo Raniera, Lina Sastri), ma anche tanta gente comune e tanto popolo. Le donne di Napoli ne escono dipinte in un modo sublime. La Passione napoletana, la vita, la frenesia partenopea sono donna. E Napoli è una donna che ti ammalia, ti distrugge, ti accoglie. La pellicola è un musical girato per i vicoli della città, per le sue spiagge, i suoi portici. Turturro inquadra i volti della città, la Napoli che vive, che lotta, che ama. La sensazione immediata all’uscita è: meno male che sono napoletano. Nonostante ciò Napoli viene dipinta in tutta la sua essenza, anche negli aspetti più cupi. Sia chiaro, questo musical è un’opera d’arte obiettiva e vera, non è un’esaltazione della città od una rassegna di canzoni. Turturro – tra una canzone ed un’altra – dice una frase di spaventosa profondità: “Ci sono varie metropoli nel mondo, puoi visitare mille posti e mille luoghi, ci sono tante città e nazioni, poi, c’è Napoli”. Ed ancora “la filosofia che nonostante tutto la vita è breve e va vissuta”, l’etica del lavoro e del sacrificio ma anche “dell’accontentarsi del quotidiano e del riappropriarsi delle cose più vere”, accanto a tanta violenza, sopruso, ignoranza. Questa è un’idea centrale del musical. Puoi odiarla, non viverci bene, ripudiarla se ci sei nato e non vuoi più starci, ma il dato di fatto è che è un posto unico e va visitato e se possibile vissuto. Turturro riscopre le sue radici con questo film e tenta di riportare in auge una idea centrale: la canzone italiana nel mondo è quella italiana ed in Napoli e nelle sue strade più buie e più interne e quindi più vere, riscopri l’essenza dell’italianità e della meridionalità più vera.
Non potete mancare, dopo Passione, vi sentirete diversi.