Giovedì 18 maggio 2017 (ore 10.30), a Napoli nella sala “Mediterraneo” del Cardarelli, iniziativa dal titolo “Vicino al sofferente… con competenza ed amore”, organizzato dal Forum sociosanitario di ispirazione cristiana e dall’Associazione Medici Cattolici Italiani. I lavori, preceduti da una visita agli ammalati ricoverati nella struttura, saranno aperti da Ciro Verdoliva, direttore generale Cardarelli; Aldo Bova, presidente nazionale Forum. In programma le relazioni di don Carmine Arice, direttore Ufficio nazionale Pastorale della salute della Cei; Filippo Maria Boscia, presidente nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani. Modera: Aldo Bova.
“Nella società della connessione totale, nell’era social, la solitudine è spesso il paradosso al quale siamo condannati. Quando questa incapacità di vivere in maniera empatica finisce per coinvolgere il mondo della medicina, rischia anche di intaccare il rapporto tra chi soffre e chi è chiamato a dare assistenza e cura. E’ indispensabile, per lavorare al meglio, che i medici e tutti gli altri operatori sanitari abbiano competenza, associata ad amore per chi soffre, insieme a buone capacità relazionali anche verso le famiglie”.
Ad affermarlo, in una nota congiunta sono Ciro Verdoliva, direttore generale Aorn “Cardarelli” di Napoli e Aldo Bova, presidente nazionale Forum sociosanitario di ispirazione cristiana nell’annunciare l’iniziativa “Vicino al sofferente… con competenza ed amore”, in programma giovedì prossimo 18 maggio (ore 10.30) a Napoli, al “Cardarelli” (sala Mediterraneo), organizzata dal Forum e dall’Associazione Medici Cattolici Italiani.
Ai lavori, preceduti da una visita agli ammalati ricoverati nella struttura, sono previste le relazioni di don Carmine Arice, direttore Ufficio nazionale Pastorale della salute della Cei; Filippo Maria Boscia, presidente nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani.
“L’appuntamento è organizzato, non a caso, al “Cardarelli”, azienda ospedaliera più grande del Sud Italia, fucina di enormi competenze, grandissimi numeri e all’avanguardia in tanti settori. Un ospedale – aggiunge Bova – che rappresenta al meglio lo spirito di Giuseppe Moscati, medico santo, testimone di alta professionalità e misericordia nei riguardi del fratello ammalato, che è bisognoso di cura”.
“L’idea di fondo è quella di superare il rapporto ‘contrattuale’ tra il medico e l’ammalato che, purtroppo, spesso si sostituisce al rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra i due. Una distorsione della modernità che non favorisce lo studio e la cura delle malattie e che fa venir meno il clima di alleanza terapeutica. Realizzare un percorso comune – concludono Verdoliva e Bova – è un dovere etico e morale. Negli ospedali, e in ogni luogo di cura, è necessario creare un network terapeutico per unire le molteplici competenze professionali con l’obiettivo di ottenere buoni risultati per il paziente. E’ bene che chiunque indossi un camice e sia chiamato a dare assistenza e cura all’ammalato, sia animato dal desiderio di essere al suo servizio, con professionalità, ma anche con spirito caritatevole”.