L’occhio su Roma
L’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne e’ riuscito ancora una volta a dividere l’Italia. La sua ‘intervista alla trasmissione ‘Che tempo che fa’ sulla scarsa produttività delle fabbriche Fiat in Italia scatena un diluvio di dichiarazioni politiche, divise tra critiche e applausi. Un po’ in ordine sparso, perche’ opinioni divergenti sono espresse all’interno della maggioranza, dell’opposizione, dei sindacati, del governo. L’uscita che la Fiat farebbe meglio senza l’Italia non e’piaciuta al presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, che fa notare che se il Lingotto oggi ”e’ un grande colosso lo deve al contribuente italiano”. Di Marchionne Fini dice:
”Mi sembra che abbia dimostrato di essere piu’ canadese che italiano”. E aggiunge: ”e’ paradossale”. Il Pdl risponde indirettamente a Fini e fa invece quadrato, replicando in chiave
Fiat la dialettica politica all’interno della maggioranza. Il coordinatore Sandro Bondi rileva che ”le affermazioni di Marchionne chiamano in causa problemi veri con i quali tutti dovremmo confrontarci”. Per il portavoce Daniele Capezzone ”e’ davvero auspicabile che la politica italiana abbia la lungimiranza di sostenere Marchionne, che si sta dimostrando un coraggioso innovatore”.
Pioggia di critiche sul manager dall’opposizione. Il leader del Pd Pierluigi Bersani non lascia dubbi. ”Sto con chi rischia di perdere il posto di lavoro, perche ci sono in gioco dei diritti”. Inoltre, sostiene, ”ci vogliono regole universali sul lavoro, altrimenti diventiamo cinesi anche noi” ”Se fossi al governo – sostiene – chiamerei la Fiat e i sindacati e cercherei di vederci chiaro”. Per il leader Idv Antonio di Pietro quelle di Marchionne sono ”parole offensive e vergognose”.
La difesa arriva invece dalla Confindustria. ”Come parti sociali e con il governo abbiamo il dovere di far tornare il Paese competitivo”, ha detto il vice presidente Alberto Bombassei secondo il quale ”Marchionne non vuole lasciare l’Italia”. Il leader dei Giovani Federica Guidi osserva come
sia necessario ”cercare di avere delle regole flessibili e dinamiche in modo da riuscire ad intercettare il nuovo modo di competere”. Dalla parte dell’ad anche il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni: ”Ha colto nel segno”, dice. E aggiunge: ”Appena Marchionne ha annunciato che voleva investire in Italia dovevamo suonare le campane: noi invece le abbiamo suonate a morto”. Il leader della Cgil Guglielmo Epifani argomenta: ”La verita’ e’ che i nostri prodotti non incontrano il mercato e se produci meno, con tanta Cig, e’ difficile guadagnare e fare utili”. Per
Epifani poi ”non si puo’ far finta di pensare che da un turno di lavoro dipende se la Fiat va avanti o no sul mercato”. ”Che in Italia ci sia un problema di competitivita’ – dice il segretario generale della Uil Luigi Angeletti – non lo scopre certo Marchionne. L’importante e’ che sia disposto ad accogliere le sfide, non solo a parlarne”. Il governo e’ un po’ in ordine sparso ma di fatto prende le distanze dal numero uno della Fiat. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e’ critico. La denuncia del manager – dice il responsabile del Lavoro – e’ ”ruvida e non tanto
condivisibile”. Per Renato Brunetta ”Marchionne vede il bicchiere mezzo vuoto” e per Giorgia Meloni ”non dovrebbe dimenticare gli enormi sforzi fatti dai contribuenti italiani”. Piu’ cauto Franco Frattini: ”Gli investimenti che ha appena confermato in Italia vogliono dire che all’Italia ci crede”. Torino non sembra alzare gli scudi contro l’ad della Fiat. ”Di fronte al problema della competitivita’ del Paese – dice il sindaco Sergio Chiamparino – non si possono chiudere gli occhi”. Rivolto al suo Pd dice: ”Un partito non dovrebbe limitarsi a fare il tifo per o contro ma deve indicare una strada, provare a lanciare una sfida”. Per l’arcivescovo della citta’, il cardinale Severino Poletto, le parole di Marchionne sono ”un segnale di dialogo”. ”Lavoro perche’ quanto previsto da Fabbrica Italia si possa realizzare”, ha commentato il governatore del Piemonte, Roberto Cota. Il piu’ critico? Ancora una volta il segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini. Per lui ”Marchionne racconta tante cose inesatte anche un po’ di balle”.