È talmente semplice arrivare al Tamarin Business Center, all’uscita di Caserta sud di fronte alla strada per Maddaloni, che la gente spesso oltrepassa l’ingresso e non se ne avvede. Cosa che è successo anche a noi venerdì scorso ma la curiosità e la voglia di essere presenti alla prima della “Permanente Enzo Marino , storia e internazionalità”, ci ha fatto persistere nella ricerca.
Sostiamo l’auto nel grande parcheggio interno, diamo uno sguardo all’elegante bar ristorante e poi al secondo piano negli enormi spazi espositivi troviamo le opere del maestro.
Siamo accolti dai giovani operatori culturali dell’Istituto Turistico Lener di Marcianise che ci introducono, con perizia, alla mostra, distribuita in più sezioni, lungo un percorso di circa duecento metri. Oltre settanta opere, acrilici su tela, graffi sculture, tempere fuse, acqueforti, disegni e filmati, ci parlano dell’arte di Enzo Marino. Sono testimonianze di vari periodi storici della sua avventura artistica e di vita, opere recenti, opere storicizzate, opere prese in prestito da alcuni suoi collezionisti.
Idealmente il percorso si potrebbe suddividere in sei segmenti dando così un senso agli spazi predefiniti della galleria e dare una opportunità alla mente del visitatore di incasellare le tante opere esposte per meglio ricordare.
La nostra prima impressione è la leggibilità delle opere essenzialmente perché il maestro sa raccontare e racconta avvenimenti, uomini, eventi, emozioni, cose. Storie sospese nel vuoto, senza tempo e senza luogo dove le figure, gli oggetti, le emozioni scivolano tra il negativo e il positivo in un contesto di vita indefinito. È come vedere in un cannocchiale fantastico le esistenze, le epoche, i luoghi soprapposti, intrecciati tra di loro senza un apparente nesso.
Una poetica molto vicino alla realtà ma interpretata con l’intensità delle emozioni e l’arroganza di una fantasia fervida.
Il colore tenue in alcuni quadri, cupo in altri, vivace e violento in altri ancora ma sempre dato con rulli vibranti che tracciano trame sovrapposte, raffinati ricami di pigmenti, emozioni tinteggiate.
Una dei segmenti più belli è sicuramente la sala delle Vergini, dove spiccano per originalità e fascino “la Vergine di Pompei”, La “Vergine Andalusa”, “La Vergine di Rhotenburg” e l’”Eros Mediterraneo”.
Ma lungo il percorso risaltano molte altre opere tra le quali citiamo “Lo scudo dell’alleanza” e “Lo scudo della discordia” nonché la sintesi di una serie di volti e le vellutate e raffinate acqueforti acquetinte.
La nostra analisi della mostra è stata interrotta dal momento clou della serata quando il maestro Enzo Marino si è mostrato in una performance istintiva realizzando il dipinto “Il corpo” con la collaborazione della danzatrice Rossella Fusco e del musicista Antonino Talamo.
La performance ci rivela invece la straordinaria capacità dell’artista nel saper incantare, trasformare un luogo comune in un incendio d’arte. Un’arte carica di follia, originalità, passione. Definirei dunque l’arte di Enzo Marino, arte che si respira, che si assapora lentamente e poi tutta d’un fiato, un’arte seduttrice. Ma cos’è Enzo Marino se non un seduttore? Un seduttore di sguardi, un seduttore di anime. Colui che col pennello ha delineato i margini del suo vissuto, ci ha mostrato il volto del suo “io” recondito ed infine ci ha permesso di guardare la realtà, immersa nel fragore e nella frenesia, attraverso la sua arte.
La mostra è stata molto apprezzata dal pubblico presente e dalla critica come hanno espresso il presidente del Tamarin Antonio Crescenzo e il critico d’arte Gaetano Romano mentre la suggestiva e spettacolare performance ha incantato gli spettatori e ha rivelato ancora una volta un generosissimo e originale artista.