Un’altra notte di fuoco a Casoria. Come accade da tempo ormai, il calar del sole ha portato con se aria irrespirabile e paura. E’ da poco passata la mezzanotte, stavolta zona stazione “Casoria-Afragola”, una nube tossica avvolge il quartiere, costringe la gente a chiudere le finestre, nel disperato tentativo di isolarsi, di non respirare quel veleno che solo pochi giorni fa si è portato via la piccola Carmela, cinque mesi di vita ed un cancro al cervello. Nata lì, nella vicina Acerra, cuore pulsante della ormai nota terra dei fuochi e vera e propria discarica tossica, come definita anche dall’Arpac, l’agenzia regionale per l’ambiente. “Preoccupazione e controlli in corso su di un terreno vicinissimo a delle abitazioni” si legge. Un innocuo terreno di riporto, insomma, da tutti considerato “pulito” e che invece sprigiona fumarole velenose. A due passi dal centro abitato, dai bambini che hanno ricominciato la scuola, da chi lavora e tira avanti respirando veleno. E Casoria non è lontana, né tantomeno immune. Lo sanno i cittadini che tramite i social tentano di far arrivare un disperato grido d’aiuto. Chi abita nella zona della stazione, non è sorpreso da quanto accaduto stanotte. “Accade di frequente, ogni notte chiudiamo porte e finestre per proteggere i bambini” dicono. E a nulla è servito rivolgersi alle autorità. “Quando siamo venuti ad abitare vicino la stazione ci recavamo dai Carabinieri, denunciavamo la cosa. Ci dicevamo che avrebbero mandato una pattuglia a controllare” ma la terra ha continuato a bruciare. Portando con se un odore così forte che nelle scorse notti qualcuno ha avvertito sintomi come mal di testa, nausea e vomito. Quel vomito che ti prende quando una finestra chiusa, una porta serrata non bastano a proteggerti. Quando quei veleni si insinuano tra le mura di casa e ti avvolgono.
La gente stanca chiede aiuto. Manifestazioni, marcie, proteste. Da anni ormai si cerca di far sentire la propria voce. Anche sui social, da stanotte, si legge la paura dei cittadini casoriani che sperano in un aiuto da parte dell’autorità e di una rappresentanza politica che dovrebbe definitamente porre la questione dei roghi al centro della propria agenda. Difficile nel frattempo, individuare i colpevoli materiali. Si tratta talvolta di roghi provenienti dai campi rom disseminati nella periferia, altre volte da delinquenti in terreni abbandonati. Fatto sta che molto spesso si resta impuniti, liberi di ripetersi, di ritornare a delinquere. Ed intanto Casoria brucia, come brucia tutta le periferia, e i cittadini si preparano ad un’altra notte di fuoco, come quella di ieri, come quella che, molto probabilmente, ci sarà anche domani.
Anna Ambrosio