UN Decalogo delle Periferie Antifragili è il risultato del convegno internazionale a cura della Fondazione Annali dell’Architettura e delle Città che si è tenuto venerdì nella Sala del Capitolo del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore.
Dopo l’intervento del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e i saluti inviati da Fulvio Bonavitacola,Vicepresidente, Assessore all’Ambiente e Governo del Territorio della Regione Campania, sono stati dieci i punti che hanno sintetizzato gli interventi degli illustri relatori della mattina e della tavola rotonda del pomeriggio.
«Il convegno rappresenta il primo evento di un programma più vasto che, sotto la curatela di Cherubino Gambardella, culminerà nell’allestimento di una mostra sullo stesso tema che sarà ospitata a San Domenico Maggiore in autunno. – cosìLiana De Filippis, Presidente della Fondazione Annali dell’Architettura e delle città – Nel corso della giornata, abbiamo ascoltato grandi protagonisti del presente e del passato sul dibattito delle periferie, che si sono confrontati con una platea di architetti e di studenti. Un momento di arricchimento culturale e di formazione che è riuscito ad andare oltre i testi di studio, aprendo un confronto tra generazioni».
Di seguito i 10 punti delle periferie antifragili che riassumono la giornata di lavoro:
- Non deve esistere nella città contemporanea una differenza qualitativa tra centro e periferia.
- La periferia è da sempre il luogo dello spazio, meno densa e più disponibile alle trasformazioni.
- La presenza di una notevole quantità di residenza priva di altre funzioni e attrezzature non deve essere considerata un disvalore immodificabile. Le trasformazioni devono essere possibili attraverso strumenti burocratici semplificati.
- La questione ecologica va affrontata a partire dalla limitazione delle demolizioni, in quanto il trasporto a rifiuto degli scarti e dei materiali è una delle maggiori voci di conto e di crisi per l’ambiente contemporaneo.
- La modificazione resa agevole, e quindi facilmente praticabile, consentirà alle aree periferiche di non essere più dei luoghi destinati ad un perenne oblio.
- Sicuramente l’integrazione sociale sarà uno dei punti determinanti dell’azione di rigenerazione e l’inclusività dovrà essere un fine e un obiettivo primario della politica a sostegno dell’architettura, dell’arte e dell’ambiente.
- Non è più determinante aggiungere nuove quantità edilizie quanto piuttosto modificare, alterare, mettere in gioco, recuperare, riqualificare e donare un epos intenso e monumentale persino agli spazi più frammentari.
- Non è necessario rammendare od osare piccoli interventi per il recupero delle aree periferiche. Risulta piuttosto necessario affrontare la periferia senza paternalismo come un luogo degno di attenzione senza retorica.
- La necessità della sostenibilità energetica e degli spazi naturali è necessaria affinché i luoghi stessi assumano le vere fattezze di siti verdi. È fondamentale che l’idea dei parchi, delle aree verdi e degli spazi agricoli sia in continuità con la dimensione eroica del paesaggio naturale, così come la Campania e l’intera Italia ci hanno trasmesso.
- È urgente e necessario avviare un laboratorio di esempi, di idee e di discussioni affinché un tema come quello della periferia possa essere affrontato attraverso una condivisione e una partecipazione negoziata e diffusa, evitando che dietro lo specchio per le allodole della progettazione partecipata si nasconda la paura di agire.