ROMA – “Chiunque voglia manifestare deve avere la possibilità per farlo”, lo ha detto Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl commentando l’annunciata decisione del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di stoppare per un mese i cortei nella capitale. “Bisogna trovare soluzioni perché non ci sia violenza – ha detto Bonanni – ma non bisogna accostare la violenza alle manifestazioni”. Dichiarazione oltremodo saggia ma anche in controtendenza rispetto al pensiero comune di questi ultimi giorni.
La manifestazione degli indignados italiani, tenutasi a Roma sabato 15 ottobre, ha travolto tutto e tutti lasciandosi dietro una scia non sempre positiva. Nonostante l’enorme numero di pacifisti indignati presenti, un piccolo gruppo di black block infiltratosi nella manifestazione è riuscito a impoverire il senso stesso della protesta. Il risultato sono stati tre milioni di danni materiali compiuti nella
Capitale, e centinaia di foto e video denuncia dell’unica manifestazione indignata violenta nel mondo. Nonostante le immagini di gruppi pacifisti che cercavano di contrastare i black block bloccandoli con il proprio corpo, unica arma nelle loro mani, o con le urla di rabbia rivolte a quei fascisti dell’ultim’ora che credono di risolvere i problemi distruggendo. Aldilà delle ipotesi complottiste o non, le loro possibili affiliazioni con il gruppo di Vendola o altri, quello che stupisce è la stupidità di queste persone che mascherate di nero scendono in piazza per fare i paladini della violenza e della distruzione. Ma se le critiche degli indignados sono proprio rivolte contro questo sistema capitalistico e globalizzato che sta distruggendo tutto e tutti, provocando sempre più povertà e precarietà, come è pensabile risolvere con la violenza distruttiva?
La peggiore delle performance possibili, insomma, che sta riuscendo anche a vanificare e svuotare la portata del messaggio della protesta. Indignati che protestano dagli Stati Uniti all’Europa e che non vengono certo a dirci “Berlusconi dimettiti”, come molti ancora preferiscono credere, ma “cambiamo rotta, il sistema per come lo conosciamo ha fallito, bisogna andare avanti in modo diverso”.
Di Serena Percuoco