Sedici anni vissuti a Napoli, in trincea, in un territorio ad altissima densità camorristica, tra la gente e per la gente. E ieri la sua ultima Messa prima del trasferimento a Roma, dove rivestirà il ruolo di vicario parrocchiale nel quartiere trionfale.
Oggetto di numerose minacce da parteTdella camorra, il prete-coraggio è stato sommerso dalla folla di fedeli, circa un migliaio, che commossa e arrabbiata per questa decisione della Curia, lo ha accompagnato nella Messa nella “sua” Chiesa, la parrocchia Santa Maria della Provvidenza nel rione don Guanella. Don Aniello, in un clima di estrema commozione, ha consegnato ai parrocchiani una lettera che ha poi letto durante l’omelia, una sorta di “testamento spirituale”, come qualcuno lo ha definito, ma anche un modo per denunciare come sia stato lasciato solo, dalle istituzioni, nei momenti più difficile del suo percorso di battaglia per la legalità. “Obbedisco con la ragione, ma non con il cuore. Mi sento violentato psicologicamento per un trasferimento che mi impedisce di proseguire il mio percorso”.
E al termine della celabrazione la gente, la sua gente, ha esposto dei cartelloni, anche critici nei confronti della Chiesa: “Signore, perdona la Chiesa per quello che fa”, ” No ai preti pedofili, si a Don Aniello”.Qualcuno ha addirittura sparato dei fuochi d’artificio.
Sarà difficile per tutte quelle persone, e per l’intera città di Napoli, dimenticare una persona cosi!Ce ne sono cosi poche in giro…!