E’ domenica, suonano a festa le campane di San Mauro, la Chiesa Cattolica ricorda la canonizzazione di Suor Giulia Salzano, proclamata Beata il 23 aprile del 2003 da Papa Giovanni Paolo II e, poi, con il solenne rito della canonizzazione, avvenuto domenica 17/ ottobre/ 2010 in Piazza San Pietro. “uno, due, tre, quattro, cinque, sei” contiamo i rintocchi insieme ai volontari del servizio d’ordine della Basilica Pontificia Minore di San Mauro Abate (Biagio, Gennaro, Enzo) e a loro ed ai miei ospiti (Fulvio e Ciro, Pasquale, Antonio, Antonella, Ettore) indico i tanti dipinti di scuola napoletana appesi nelle cappelle laterali della Chiesa di San Mauro, trionfo dell’arte barocca nel 1600 in Italia (competitor artistico e culturale a grandissimo livello del Gesù Nuovo e Santa Chiara, di San Domenico Maggiore e del Pantheon dedicato a San Francesco da Paola in Piazza del Plebiscito).
La Chiesa di San Mauro si trova in uno dei quartieri più degradati del centro antico e storico di Casoria. Mauro Zurro è il Preposito Curato, giovane e sportivo ma con grande esperienza di Sacerdozio in giro per la Città di Napoli. E, con lui, nella sua sagrestia parliamo di storia, cultura, arte, calcio e Napoli. Gli ricordo che ogni volta che entro in quella Chiesa mi assalgono i ricordi ma vince l’ammirazione per i tantissimi capolavori in essa custoditi, dove le petulanti preghiere distraggono i “fedeli e credenti” da tanta Arte e da tanta Storia. “Anni fa trafugarono la statua d’argento di San Mauro Abate e il putto in marmo sulla fonte battesimale, un opera del grande Lorenzo Vaccaro, e non sono stati più restituiti né trovati. Hanno poi rubato dalla Cappella della Madonna della Palma, dove riposano i resti mortali di Donato Ferrara, la reliquia popolare della fantaspina della corona di Gesù e le reliquie di San Filippo Neri”. Ed ai colloqui avuti con il Preposito Curato interviene un giovane intellettuale di Casoria, che, a seguito dei suoi studi su Elsa Morante, Indro Montanelli e Claudio Ferone, suggerisce: “Occorre in questa Città un Assessore alla “Pre”istoria, anche per mettere mano a quello sconcio della toponomastica”. Con Mauro, come lo chiamano nei vicoli di Via Santa Croce parliamo del suo predecessore, don Carmine Genovese, l’artefice principale della ristrutturazione dei seicentesco complesso monumentale di San Mauro e la bellissima porta in bronzo.
Degrado e meraviglie è il titolo di questo pezzo, ispiratomi dai tanti giri per la città e dagli umori di giovani e anziani, dalle lettere che arrivano nella posta elettronica e sugli account: cumuli di immondizie sul marciapiede della Stazione Ferroviaria in Piazza Dante, in via Calore, dove ha l’ingresso il Museo di Arte Contemporanea (CAM) e lungo via Boccaccio, la strada che costeggia la Rhodiatoce e che porta agli svincoli autostradali. A questa antica bruttura della monnezza si ammirano, invece, le bellissime pasticcerie, le botteghe artigiane e i vicoli bui, i campanili (San Mauro e San Benedetto su tutti) e i cortili in tufo, con i loro alberi di limoni e arance, questa è la vera Casoria.
Dal campanile, purtroppo non visitabile (tante sono le bellezze sottratte ai cittadini di questa sfortunata, martoriata, invasa e derubata Città), la vista è a 360 gradi. Da quel posto, coacervo di tanti ricordi e di tante storie, si ammirano le cupole delle Chiese di Casoria: quella settecentesca di Santa Maria delle Grazie, quella della Chiesa del Carmine, quella arabeggiante di San Benedetto, quelle modernissime di Sant’Antonio Abate, San Paolo e San Giuseppe, quella barocca delle Sacramentine.
Poi, lo sguardo cade sui palazzi fatiscenti; un vecchio amico mi indica, in via Cavour, gli angeli anneriti con le ali rotte, i fregi in stucco deturpati, sui balconi panciuti sul punto di crollare. Erano molti anni fa e, puntualmente, tanti ne sono crollati (in via Cavour, come in via Santa Croce) e sempre grazie ai Santi di questa Città senza mai un ferito o un morto.
A Largo San Mauro, sale ininterrotto il grido dei clacson che fa da colonna sonora alla vita quotidiana di questi vicoli. Quando ci si decide di rendere zona religiosa questo posto? I raggi del sole filtrano dalla cupola vetrata a forma di croce dietro al bellissimo altare della Chiesa di San Mauro. L’altare a cui si sono inginocchiati nei loro silenzi, nelle loro preghiere e nei loro pensieri personaggi di una levatura storica enorme e internazionale: il francescano frà Ludovico, i cardinali Maglione, Castaldo, Del Giudice e il loro ospite, un giovane Cardinale Montini, poi diventato Paolo VI, il generale Dalla Chiesa con la moglie e la piccola figlia Rita, padre Antonio Casolaro, l’assistente spirituale di suor Luigia Velotti, la fondatrice dell’Ordine Religioso devoto del Sacramento, Madre Cristina Brando, la Santa donna Giulietta Salzano, don Arcangelo Paone, uno dei grandi Prepositi dell’800: un elenco che potrei portare all’infinito. Una luce soffice avvolge il crocifisso settecentesco in legno, di autore anonimo, sotto il quale mi raccolgo sempre in “penziere cuntente e penziere scuntente”, dove scorgo l’ammirazione, la sorpresa di Giosuè e di Gigino, dove i Prepositi di ogni tempo hanno riunito tante volte Assessori e Sindaci, nella speranza di entusiasmarli. Sotto lo sguardo addolorato di San Mauro, salutando i monumenti sepolcrali del Cardinale Maglione, quello dell’Arcivescovo Del Giudice, lascio la Chiesa della mia infanzia e dei miei ricordi alle mie spalle e proseguo il mio giro. In strada, nella curva che divide Piazzetta Santa Croce, un bellissimo borgo medievale dove troneggia il monumento al Beato Ludovico da Casoria e la Santa Croce del 1638 con Piazza Cirillo, ricevo la benedizione della Madonna del Carmelo, bionda e carnosa come una contadina normanna, ridipinta sul muro dalle artiste della Associazione “Il Mosaico”. E così la vedono gli abitanti della zona che, facendosi veloci il segno della croce davanti alla Santa.
Nei vicoli del centro storico, stanze senza finestre che, alle nove e mezzo del mattino, profumano di pulito.
In strada, al centro di quei vicoli, una donna si affaccia al balcone al secondo piano con un secchio in mano. Un secondo dopo l’acqua sporca, con la quale ha appena lavato il pavimento di cucina, si schianta sul marciapiede, terra di nessuno.
Il mio giro continua. Abbandono la quiete dei vicoli per immergermi nel rumore della strada. Osservo con riflessione e ammirazione: altarini dappertutto, Madonne e Gesù sanguinanti ci benedicono lungo il nostro percorso; mi fermo davanti alla Cappella del Carmine, un gioiello. Avrei voluto vedere la cripta sotterranea, quella che in età infantile sbirciavo dalla strada, a volte con torcia elettrica, nella speranza di vedere le orbite di un teschio, un femore, un mucchietto di ossa giallastre che, da secoli, giacciono. I resti mortali dei nobili dell’epoca che venivano conservati nelle terre sante delle Chiese. Un altro capolavoro del genere è la Cappella del Buon Consiglio in Largo San Mauro ed in quel bellissimo sito turistico religioso si trovano ancora intatti gli scolatoi dei morti di quelle epoche. I tempi di Giovanni Pisa, Donato e Pietro Ferrara.
In strada si ascoltano urla che sembrano i lamenti dei muezzin e girando girando arrivo al mercato dei tessuti del venerdì. La folla è fittissima. Non piove, è bel tempo. Bisogna spingere e vale la pena prendere anche qualche gomitata pur di riuscire a vedere il “teatro” del mercato delle pezze. Marittiello il pannazzaro mi fa da guida e io osservo: piramidi di olive bianche e nere, ventagli di origano, sacchi di spezie profumate, torri di peperoncino tritato, ceste di limoni, frutti di mare e pesce sul quale passeggiano beate le vespe, le bancarelle dei tessuti. Stoffe di ogni genere e colore e per tutte le tasche. Saluto Mario e mi sposto, cerco i gruppi giovanili, quelli di via Marconi o via Caruso e li trovo, assembrati, si infilano prepotenti, zigzagando tra la gente, motorini nuovi di zecca guidati da adolescenti con lo sguardo annoiato.
Mi sposto nel vicolo dei munacielli ed anche qui invoco la “zona a protezione religiosa”. Ammiro la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sulle cui origini gli storici dell’arte non si sono ancora messi d’accordo. Il giro continua: è d’obbligo la visita alla Chiesa di San Benedetto e porto i miei giovani ospiti ad osservare la tomba sepolcrale di Jacopo Torello da Fano, un soldato dell’esercito del Generale Lautrec. Passo davanti alle vetrine delle pasticcerie e quelle di Casoria sono di altissimo livello, espongono pastiere, babà, sfogliatelle ed anche cassate, cannoli e spero, suggerisco, ultime arrivate, le statuette di zucchero dei Santi di Casoria. Il giro, a Casoria, lo si può concludere in uno dei tanti ristoranti o trattorie di Casoria, dove si può mangiare a base di pesce e specialità napoletane.
Seduto a tavola, vi saluto, augurandovi una Buona Domenica, dandovi appuntamento al prossimo giro di una Città che vive nel degrado e nelle meraviglie storiche, religiose e culinarie.