Come, purtroppo, accade da tempo, le beghe dei dirigenti tendono a ritardare gli ovvi e necessari discorsi sul calcio. Il fisco viene a fare visita al calcio, il Napoli tende a sbranarsi all’interno (e, per interno, intendo visto la mancanza di un quadro societario variegato, i rapporti di Dela con tutti, in particolar modo la ormai antica questione delle multe post ammutinamento del 5 novembre 2019 e parte della stampa), secondo la consuetudine nostrana che esige autolesionismo, indegne furberie e vendette sottilissime. Accade così che proprio quando l’ambiente del calcio, attaccato, da diverse parti, avrebbe dovuto presentarsi compatto al cospetto di certa gente che guarda il fuscello negli occhi altrui e non la trave nei propri, il fescennino abituale s’allarghi.
Nel frattempo, grazie al cielo, le squadre italiane aspettano il turno di Campionato n.31 e 32;
Calcio ritardato, quindi, almeno per quanto concerne il Napoli, partito benino ma sempre equivoco, in campionato contro la Roma. 10 occasioni da gol, due reti ed una traversa. Gli squilibri tattici del Napoli sono impressionanti ed una squadra che fallisce 10 azioni da gol non se lo può permettere. Ci ha pensato Lorenzo Insigne da Frattamaggiore ad inventare il gol che ha dato al Napoli la vittoria ed il quinto posto insieme proprio alla Roma. Opportunamente segnaliamo, a puro titolo di cronaca, la gradita predilezione di questo prestigioso club, mi riferisco proprio alla Roma, per Napoli, quale località preferita. Ha scelto Mario Turi, ex allenatore della primavera della Juve Stabia allo scouting giovanile; Ernesto Apuzzo va a rinforzare la scuderia di management di Francesco Totti; il Genoa, invece, ha stretto un importante rapporto con il Monterusciello e la famiglia Ruta. Il zompo nordista “esita” a Napoli, notevolissimo capoluogo nostrano, prima di prendere le strade di Lecce o Benevento. Anche la Fiorentina, vista “esitare”, s’è presentata bene.
Lo stesso dicasi per il Milan. Un bel campionato, dunque ha preso l’avvio post coronavirus. E la Campania sembra riuscire gradita a tutte le concorrenti maggiori ed anche minori.
Ma Napoli, sempre viva, non s’accorge di questa bagarre e si dimena per organizzare subito una personalissima, all’interno del suo sodalizio calcistico.
Di Insigne goleador e di Lobotka che, di conseguenza, potrebbe ritornare regista, parleremo, quindi, dopo.
Importanti sono le beghe, per adesso, De Laurentiis ha chiare le sue idee economiche.
Gli consigliamo prima e gli auguriamo poi si soffermi a quanto noi andiamo dicendo da anni.
La necessità di un vivaio che per adesso al Napoli ha dato solo UN CAMPIONE (INSIGNE), mentre al Milan ne dà, sono anni, tantissimi. L’affermazione è stata riportata da quei giornali (quando scrivo giornali intendo carta stampata, tv, web tv, radio e portali di informazione) che non sanno se Kennedy o Frattamaggiore, Cercola o Volla; Primavera 1 o 2; e, che, a suo tempo, è dimostrabile, non spesero una sola parola nella valorizzazione di Insigne. Questo per limitarci agli episodi più evidenti, perché ci sarebbe da divertirsi con le pieghe esterofile mostrate.
Quindi bagarre a Napoli e nel calcio italiano, con codicillo fissato in via Gregorio Allegri.
Posizioni sufficientemente chiare.
De Laurentiis fu molto apprezzato per la chiarezza con la quale ha parlato sia nel ritiro al Corso Vittorio Emanuele che a Castelvolturno. Specie quando ha invocato chiarezza a livello di giornalisti, dirigenti, pubblico, impiegati e giocatori. Ha accennato dei temi. L’argomento vivaio è stato lasciato cadere così. De Laurentiis, almeno a questa parte, è sembrato dimentico di qualcosa di importante. Semplicemente che lui è il presidente del Napoli. E che il primo chiarimento è lui a doverlo fornire: all’opinione pubblica innanzitutto. Chi può dire con esattezza, almeno fino ad oggi, dove va a parare De Laurentiis? Ieri assertore della politica giovanile; oggi smentitore (smentire). Ieri amico di Tizio, oggi di Caio. Ieri apparentemente competente; oggi statistico – cabalistico. Chi potrà negare la perplessità che ormai ha destato nella gente di buon senso, alimentando intorno a sé la cortina fumogena di una società che è entrata nel costume civile e moderno della propria città?
Ecco, dunque, questo è il punto nostro; prima di tutti quanti gli altri parli De Laurentiis, il presidente. Lui che ha voluto diventare presidente.
O l’uomo lo dimostra, oppure che chiarimenti può esigere dagli altri?
Esponga dunque il suo programma, non legato a questa o a quella situazione (l’autosufficienza è prerogativa virile e necessaria) e poi avrà la risposta che merita, da tutti. Per quanto ci riguarda glielo diciamo subito: un programma che non sia legato alla utilità sociale e quindi materiale del Napoli a Napoli e al sud intero, non potrà vederci d’accordo. Un programma che tenda a stordire una massa, che deve acquisire una sua più precisa coscienza, non può non essere rigettato.
Torniamo al calcio.
Tanto per incominciare non si possono non discutere le pieghe molteplici, sul piano tattico e tecnico, che sta assumendo, non so con quanta responsabilità da parte di Gattuso l’inquadratura partenopea.
Si sta passando da una mossa all’altra con una disinvoltura eccessiva.
Sarà il campionato, come sempre, a chiarire, almeno questi equivoci. Si fanno avanti Genoa mercoledì e Milan domenica. Le cronache attente (non tutte le cronache lo sono) non hanno esitato dichiarare fortunato il pari del Genoa in casa dell’Udinese. Qualcosa è sembrato un tantino forzato. Non forzato è sembrato il Milan fino alla tre quarti di campo. Un buon centrocampo sembra in grado di offrire quest’anno al Milan e ai vecchi e delusi tifosi rossoneri soddisfazioni nuove e ritempranti. Ibrahimovic lo guida con l’astuzia del vecchio e consumato campione e con il veleno della …. umiliazione subita.
Pioli, opportunamente, ne vellica orgoglio e quant’altro rimane nella pancia loro.
Ma prima c’è il Genoa, con la riesplosione di un calciatore bravo: Pinamonti.
Ben allineati su linee difensive. In porta quel Perin che Insigne e compagni conoscono bene.
I nuovi esami valgono soprattutto per il centrocampo azzurro, zona per adesso ambigua e male interpretata. Non per Insigne che si batte con l’animus tipico del cadetto coraggioso e indomito. Non per Mertens apparso voglioso ma sempre uomo di lune molteplici e nemmeno per i due centrali, tra i più onesti del momento. Lozano è diventata un’ala da lanciare…. verso la propria porta e non verso l’altrui. Stando così le cose Lobotka si lascia preferire e forse apparirebbe anche utile per poter risolvere l’equivoca situazione creatasi con la squalifica di Demme.
Resta Ospina, abbastanza deciso (speriamo) a non lasciarsi soffiare la maglia della sua nazionale, oltre a quella del Napoli.
E per oggi crediamo che basti.
NANDO TROISE