Scendono in piazza i lavoratori della società mista SMA Campania che rischia di fermare le sue attività il 29 febbraio 2012.L’azienda ha attivato una procedura di licenziamento collettivo (circa 700 lavoratori) per tutti i suoi dipendenti che è ancora pendente in fase amministrativa.Sulla questione sono intervenute le organizzazioni sindacali confederali e di categoria e allo stato la Regione Campania, attraverso l’Assessore al Lavoro Nappi, nella qualità di coordinatore della cabina di regia per la gestione delle crisi e dei processi di sviluppo, ha confermato la decisione del Presidente Caldoro di utilizzare dei fondi della programmazione POR 2000 – 2006 per consentire la prosecuzione delle attività, attraverso un confronto con il Ministro per la Coesione Territoriale Barca.Tali risorse, che al netto dovrebbero ammontare a circa 29.000.000 di Euro, dovrebbero essere investite per proseguire le attività per ulteriori 19 mesi (anziché 12) a partire dal 1° marzo 2012.
Sulla questione è intervenuto Rino Strazzullo, Segretario Generale UILTuCS Campania: “Nell’ottica della prosecuzione delle attività, che sono necessarie ed indispensabili ad un territorio martoriato come quello della nostra regione, è impensabile che si chiedano sacrifici solo e sempre ai lavoratori e non si agisca seriamente per abbattere con decisione sprechi e privilegi che si disperdono in mille rivoli di spesa. Prima di discutere di sacrifici dei lavoratori vogliamo discutere degli sprechi relativi alle consulenze esterne, ai privilegi individuali, ai benefit aziendali, alle rilevanti spese per le cosiddette manutenzioni, al personale “comandato” e/o “distaccato” presso gli uffici della Regione. La politica inoltre non deve essere prigioniera nelle decisioni del socio privato di Sma – conclude Strazzullo – e la mala gestione non deve ricadere sui lavoratori”.L’azienda ha presentato uno pseudo piano industriale che, a fronte di tali risorse, prevede una riduzione del costo del lavoro attraverso l’adozione di un contratto di solidarietà, che abbatterebbe il salario dei lavoratori in media del 30%, con picchi anche del 60%, ribaltando i sacrifici solo ed esclusivamente sui lavoratori stessi.Le OO.SS. hanno respinto tale ipotesi chiedendo all’azienda ed alla committente Regione Campania di agire su tutte le fonti di spesa, di privilegio e di spreco, anche molto rilevanti, prima di pensare di chiedere sacrifici ai lavoratori su retribuzioni che ad oggi sono ai minimi contrattuali.