UNA CITTA’ NEL DEGRADO, NELL’INEFFICIENZA, NELLA MONNEZZA, NELLA POLVERE.
di Nando Troise
Non ve l’ho mai detto. Adesso ve lo racconto. Tante volte, in tutti questi anni, ho fatto da guida a giornalisti e scrittori, nella mia Città, in questa Città che ho amato e amo. L’ho mostrata e fatta vedere a Guido Prestisimone, rimanendo per ore a chiacchierare sulle scale della Chiesa del Sacro Cuore, in Piazza Giovanni Pisa, a Joe Marrazzo, il papà di Piero Marrazzo, il diffamato presidente della Regione Lazio e autore del best seller “Il Camorrista”, da cui è stato tratto un film, con la partecipazione di un grandissimo Ben Gazzarra, nella parte di Raffaele Cutolo; erano i tempi del Casoria in serie C, e a quei tempi ho fatto da guida a Gianfranco Coppola, noto volto televisivo RAI; in tempi più recenti a Enzo Ciaccio, inviato de Il Mattino in un giro turistico religioso e politico a Casoria, a Franco Vastarella de Il
Mattino e Patrizia Capua, di la Repubblica, a Casoria, per raccontare il brutale omicidio di Stefano Ciaramella, a Gaetano Zavitteri, di Canale 5, per lo stesso e tragico motivo, a Paolo Chiariello di Sky, per il crollo del fabbricato di via Cavour ed a tantissimi altri colleghi. Il caffè da Gennaro al “Centro America”, il pranzo al “Parco dei Fiori” e poi via, in giro per la Città.
Ricordo con Enzo Ciaccio, magnifico inviato de Il Mattino, partimmo dal salone di Totonno o’ barbiere, in via Santa Croce, un locale inaugurato nel 1924, tra o vico e casarusso e o vico e’ don Nemesio e mentre Totonno raccontava al mio ospite tanti aneddoti, alcuni riguardanti addirittura il Duce, nelle sue visite personali a Casoria, ncoppa a’ ferrovia, sento i rintocchi delle campane della Basilica di San Mauro, mormoro tra me e me, ed entro in Chiesa e indico i tanti dipinti di scuola napoletana appesi nelle nicchie laterali della Chiesa, trionfo dell’arte barocca napoletana, di San Mauro Abate. Gli faccio notare i furti avvenuti in quella chiesa: la statua d’argento di San Mauro, l’angelo in marmo sulla fonte battesimale, opera di Lorenzo Vaccaro. Mi viene in mente don Carmine Genovese, arrivato a Casoria dai quartieri spagnoli, l’artefice principale della ristrutturazione del seicentesco complesso monumentale di San Mauro Abate.
Come è difficile scrivere di degrado e di monnezza ed anche delle meraviglie di questa Città in una settimana di brutte notizie, vedi la morte della D.ssa Maria Pina Iannucci e poi quella di Salvatore Genovese e mentre lo stai facendo, arriva un’altra bruttissima e triste notizia, muore il carissimo amico Dott. Aniello Tuccillo. Continuare è difficile ma debbo farlo.
Casoria è piena di cumuli di immondizia. Anche nel centro storico: in via Padre Ludovico come in via Tenente Formicola, al Corso Europa ed in Piazza Dante. I miei ospiti, però, guardano estasiati il trionfo dell’arte barocca, il magnifico Campanile di San Mauro. Ammirano le cupole: quella settecentesca di S.Maria delle Grazie, quella arabeggiante di San Benedetto, quelle modernissime di San Paolo, Sant’Antonio Abate e San Giustino de Jacobis. Però, poi, il loro sguardo cade sui palazzi fatiscenti, i cui balconi, panciuti sul punto di crollare, sono ornati da angeli anneriti con le ali rotte, sui fregi in stucco deturpati sulle facciate degli antichi palazzi.
Il traffico: il grido dei clacson che fa da colonna sonora alla vita quotidiana di Via Gioacchino D’Anna, via Diaz, via San Rocco, Piazza Giovanni Pisa e il corso Vittorio Emanuele.
Arrivo con i miei ospiti nel borgo natìo, Piazza Santa Croce, bello da sembrare una cittadina del Perugino, con la sua Santa Croce del 1638, la statua a Padre Ludovico, la seicentesca Cappella del Carmine, la Madonna del Carmelo, bionda e carnosa, da sembrare una contadina normanna e chi vive in quei posti resta stranito, basito, allibito e si domanda: “Perché? E’ un mistero! Ci sono tutte queste cose belle ed antiche e viviamo nel degrado più assoluto. Perché non se ne occupano?”
Il nostro giro continua.
Sono anni che propongo di rendere o vico dei monacielli e tutto quanto lo circonda. La vera valorizzazione turistica di questa città potrà avvenire partendo da questa idea, coinvolgendo, in maniera positiva, le Suore Elisabettine Bigie e le Francescane, le Sacramentine e tutti gli ordini religiosi di Casoria.
E torniamo al degrado. Via Calvanese, il venerdì, si trasforma in un suk arabo. Ascolti urla che sembrano i lamenti dei muezzin. La folla è fittissima. Bisogna spingere e prendere anche qualche gomitata pur di riuscire a vedere, il “teatro” del mercato delle pezze: piramidi di olive bianche e nere, ventagli di origano, sacchi di spezie profumate, torri di peperoncino tritato, ceste di limoni, frutti di mare e pesce sul quale passeggiano beate le mosche. Il tutto in una strada centralissima, abitata da migliaia di persone (per fortuna mai un 118 il venerdì!!!!), davanti alla Chiesa, da qualche tempo, anche Parrocchia, di San Giustino, a pochi passi sia del Parco SIE che del Comando dei VV.UU., sotto lo sguardo annoiato di adolescenti.
E loro, proprio loro, ci interessano, i giovani e uno di essi mi confida: “il problema più grosso a Casoria è la disoccupazione specie quella giovanile. Chi non trova lavoro può finire nel giro delle scommesse clandestine o in quella degli scippi, rapine e furti di appartamenti. A Casoria, come dappertutto, tutto ciò che è illegale viene gestito dalla camorra”.
Concludo il giro, confidando ai miei ospiti, che una ventina di anni fa, chiacchierando con l’indimenticabile Padre Piscopo, gli dissi: “mi farebbe piacere di vedere sulle bancarelle o anche nelle vetrine delle pasticcerie le statuette dei Santi di Casoria”. Lui non c’è più. Non le ha viste.
Spero che i nostri giovani, possano in un futuro non troppo lontano, beneficiare di questa grande risorsa del TURISMO RELIGIOSO.
Alla prossima…………………