Intanto Fassone studia gli stadi restaurati, ieri era a Varsavia.
Il sindaco ha promesso uno stadio nuovo entro il 2016, forse a Ponticelli. «Il Napoli è d’accordo». Ma sabato de Magistris e De Laurentiis si sono detti proprio tutto?
Il dubbio emerge a poche ore dall’annuncio, per lo scetticismo che si è subito diffuso nel club, in Federazione e Lega. Si scopre una divergenza di obiettivi: il calcio per salvarsi dalla crisi sollecita una legge che consenta alle società, e non ai Comuni, di costruire gli stadi. L’idea di una struttura moderna, magari a Ponticelli, è molto suggestiva. Incontra gli interessi in un’area illusa e delusa: da vent’anni aspetta di essere riqualificata. Ma è accolta con favore anche da un consorzio con 16 progetti per Napoli Est, guidato da Marilù Faraone Mennella, moglie di Antonio D’Amato, l’ex leader di Confindustria vicino a de Magistris in campagna elettorale. Il piano prevede un project financing, il concorso di privati. Sono già interessati, secondo una fonte di Palazzo San Giacomo, gruppi europei. Ovvio l’entusiasmo del
sindaco. Ma c’è un retroscena. Il 14 febbraio Aurelio De Laurentiis, spinto da altri presidenti di serie A, ha incontrato il ministro del Turismo. Piero Gnudi ha rilevato dall’ex sottosegretario Rocco Crimi la delega per lo sport, quindi la “legge stadi”. Il nuovo governo la valuta: segue il suo indirizzo, può aiutare il calcio a costo zero. Non finanzia impianti, ma snellisce tutte le procedure eliminando veti e burocrazia. Una società, se la legge passa, può costruire il suo stadio al centro di un’area compatibile con nuova edilizia sociale. Fittarne i locali. Rifarsi degli investimenti. Provvedere alla manutenzione senza gravare su immobili e personale dei comuni. Al San Paolo lavorano in 80. È la grande speranza dei club: essere proprietari di impianti. Come in Inghilterra, Germania, Spagna. Con rilevanti introiti da marketing, edifici per spettacoli, palestre, piscine, pub, residence. Il Napoli ha una linea morbida. «Non mi sottraggo all’invito del Comune per uno stadio nuovo o per rifare il San Paolo», ripete spesso De Laurentiis, amico del sindaco, fino a poco tempo fa vicino di posto al San Paolo. Ma ha una diversa scala di priorità: aspetta la legge, se passa investe da solo dove gli conviene, altrimenti punta sul San Paolo. Ha un diritto di prelazione sul restyling previsto dalla convezione che scade nel 2014. Gli consente di subentrare al vincitore di una eventuale gara, rimborsando le spese. Proprio lunedì il consigliere delegato del Napoli, Andrea Chiavelli, era in Comune con il suo staff per rifare i conti. Il Napoli non si sente moroso sul canone: è debitore ma anche creditore per spese anticipate in questi anni. Un vicenda sotto i fari della Corte dei Conti. Il San Paolo è preferito. Non teme confronti: uscita della Tangenziale a sua volta collegata con autostrade, asse mediano a nord, tutta l’area flegrea a ovest. Ha parcheggi coperti da sbloccare e tre stazioni di ferrovia urbana. A Ponticelli è tutto da fare. Uno studio di urbanisti indica la zona ideale: Casoria, ma non è lo stesso comune. Sarà un caso: il direttore generale Marco Fassone gira l’Europa per studiare stadi restaurati. Manchester City, ieri Varsavia. Nuovo stadio entro il 2016: farà in tempo de Magistris?
Fonte: Repubblica