Adorazione del Signore nel verde, in una gradevole serata d’estate, alla fine dell’anno pastorale
E’ una gradevole serata d’estate: nel giardino della parrocchia S. Antonio Abate, sono state poste in ordine file di sedie di fronte ad un tavolo che funge da altare coperto da una stoffa blu , al centro del quale é situato l’ostensorio per l’esposizione dell’ostia consacrata. Don Agostino, i seminaristi Salvatore, Feliciano, alcuni giovani e disponibili collaboratori hanno curato con premura fraterna ogni particolare per accogliere, in un clima di raccoglimento orante, i fedeli nell’ultima Adorazione del giovedì, dopo un anno pastorale intenso e ricco di esperienze spirituali nel cammino di santificazione della comunità parrocchiale, alla sequela di Cristo Signore.
Suggestivi gli zampironi antizanzare, collocati attorno all’altarino e sul muretto confinante col vialetto: le fiammelle tremolanti, guizzanti, simboleggiano i cuori dei convenuti frementi di gaudio e di lode per Gesù vivo e presente nel Pane eucaristico, che si pone in umile ascolto e ci parla per sostenere, aiutare, consolare e condividere il nostro pellegrinaggio terreno. Il brano del Vangelo letto all’inizio dell’Adorazione, come ha evidenziato don Agostino (“… salito su una barca, passò all’altra riva” ), mostra proprio il Signore in movimento per annunciare ad ogni uomo la salvezza con la grazia del perdono: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”. Da qui, il sentimento di infinita riconoscenza verso il Signore che ha pervaso l’interiorità di ciascuno dei convenuti al rito liturgico vissuto nel verde, tra alberi anch’essi assorti, e sotto un cielo dove ogni tanto si scorgeva qualche stella che, incuriosita, sbirciava dall’alto ciò che accadeva.
il Parroco, a nome dei fedeli, nella preghiera iniziale ha ringraziato Gesù per la Sua presenza nell’Eucaristia, nella Parola spezzata e vissuta nel quotidiano, nelle relazioni di fraternità e d’ amore attraverso cui, anche in quest’anno pastorale, il Maestro di Galilea è passato nelle nostre vite. L’ascolto del brano musicale di Franco Battiato“La Cura”, all’inizio dell’Adorazione, ha richiamato il rapporto di prossimità e di cura che Dio ha stabilito con ogni uomo, come emerso anche dalla Parola del giorno: “Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». E’ l’esortazione del Signore a ciascuno di noi a non arrendersi alle difficoltà, a non cedere alle paure, a non rimanere prigionieri del peccato, a continuare il cammino con fiducia, ricominciando ogni giorno ad amare, a “danzare nella tempesta”. “Ti proteggerò” canta Battiato, “dalle paure delle ipocondrie,dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai … E guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale Ed io avrò cura di te …” Avrò cura di te è come dire m’importa di te, sempre, al di là dei tuoi meriti. Devi solo aprire il tuo cuore, esorta il Signore, per accogliermi, solo questo ti chiedo.
Il termine “importa” è composto da “im – porta”, è più che stare accanto ed essere vicino: significa portare in me, dentro di me, nel mio cuore una persona, condividendo tutto di lei, partecipe di ogni suo sentimento. Per questo, la cura di Dio verso ogni figlia/o non è solo attenzione, implica un processo che si prolunga nel tempo, significa avere a che fare, non solo interessarsi, ma partecipare, prendere qualcuno a proprio carico. La cura, allora, non è un sentimento o un’idea, ma un atto, si concretizza come un modo di essere in relazione con gli altri. Alla base della cura, perciò, c’è la passione per il bene degli altri, la passione che il Signore ha mostrato sulla Croce per tutti gli uomini, nessuno escluso.
Le preghiere spontanee, intervallate dal ritornello canoro “Grazie, Gesù”, hanno posto in risalto l’infinita gratitudine di ogni cuore verso il Signore per il coraggio che dona nell’affrontare le burrasche della vita; per la fiducia e il sollievo che infonde nei momenti di crisi con la Sua infinita misericordia; per l’aiuto che offre nel continuare il cammino sui sentieri impervi e in salita dell’avventura umana; per la luce che irradia nei momenti bui; per la riconoscenza generata dalle grazie da Lui ricevute; per il dono di persone amiche alle quali potersi rivolgere nelle difficoltà; per un anno pastorale vissuto insieme nel quale si è avuta la possibilità di intrecciare nuovi rapporti amichevoli e fraterni; per la gioia di essere stati un dono per gli altri nei vari servizi pastorali (catechiste/i, sorveglianti, ministranti, lettrici/lettori, coro …). Dopo la benedizione impartita da don Agostino a tutti i presenti con l’ostensorio, vi è stato un momento di convivialità fraterna, con l’offerta di assaggi di anguria rinfrescante e di gelati. Anche gustando il dolce e dissetante frutto estivo si è sperimentato che il cibo più saporito è quello che si è pronti a dividere e a condividere. “Intorno alla tavola della vita” ha scritto il sacerdote napoletano don Gennaro Matino, “siediti con generosità, amico caro, prendi ciò che è giusto, condividilo con chi non ha niente”.
Un grazie speciale, certo di interpretare i sentimenti di tutta la comunità parrocchiale, è da rivolgere al cine fotoreporter Biagio Bencini, sempre stato presente, in questo anno pastorale, e anche nei precedenti ,nel riprendere eventi svolti (catechesi, incontri vari, pellegrinaggi, celebrazioni liturgiche particolarmente significative … ), permettendo agli assenti di parteciparvi indirettamente e di potersene giovare.
Antonio Botta