Resia: Volevano farvi il Pip e non sanno nemmeno se è stata bonificata, dopo il ritrovamento dei fusti tossici restano solo… Veleni e Misteri

Neppure la Magistratura è riuscita a far luce sull’antico giallo.

E’ sempre chiusa, come una volta, come da tanti anni. Tutto è immobile, tutto è silente, tutto come da ventotto anni a questa parte. Nullo del paesaggio dello stabilimento Resia sulla Statale Sannitica fa pensare a quanto accadde 14 anni fa, quando per qualche giorno fu protagonista di un disastro ecologico che soltanto per caso non fece vittime. Nei primi giorni di agosto del 1998, giungevano al Comando Stazione dei Carabinieri denunce di cittadini intossicati da uno strano “odore” acre, proveniente proprio dall’opificio di proprietà dell’Enichem. Subito scattava l’allarme; i Carabinieri, coadiuvati dai Vigili Urbani, facevano irruzione nella fabbrica dismessa e abbandonata trovandosi al cospetto di un gas di colore bianco che fuoriusciva da alcuni fusti metallici, vistosamente corrosi. Allertati nella notte, i tecnici dell’Enichem partirono da Brindisi con tutte le apparecchiature

per coibentare i fusti, ben cento, carichi di resine fenoliche e superfenoliche. Secondo i tecnici brindisini i fusti erano tornati in superficie a causa delle piogge ed erano stati corrosi dalle calde temperature estive. Tutte le operazioni di rimozione e coibentazione furono eseguite con la massima solerzia, prima che il caso cominciasse a montare tra la gente e sugli organi di stampa. Parlammo, all’epoca, con il direttore dello stabilimento di Brindisi, dottor Antonio Aiello, che subito minimizzò. “Dopo la rimozione dei fusti – disse Aiello – non ci saranno più pericoli per la popolazione”.

 

Addirittura veniva paventata la possibilità di “donare” lo stabilimento di Casoria che si estende su una superficie di centomila mq. dopo una attenta bonifica, al Comune di Casoria.

L’inchiesta della Magistratura fu aperta dai giudici La Ragione e Pioletti. Inchiesta che si concluse, dopo qualche settimana di indagini, con una malinconica archiviazione. Una vera incongruenza, visto che qualcuno, l’Enichem (che acquistò lo stabilimento ai tempi di Enimont) o, la Montedison (ex proprietaria dell’area) quei fusti li deve pur aver sotterrati. Che cosa ne è stata della Resia? E’ stata realizzata l’opera di bonifica promessa da Aiello? Ma soprattutto è stata realmente donata al Comune? Oggi, come anticipavamo in apertura, a circa quattordici anni dai fatti di quell’agosto, TUTTO TACE. Non esiste alcun atto ufficiale riguardante quei fatti di quell’agosto o altri ad essi collegati. Nessuna delibera di Giunta o di Consiglio, nessun accordo contrattuale o di massima, niente.

I centomila mq sui quali si estende lo stabilimento dovrebbero essere divisi in lotti per impiantare attività economiche destinate a far crescere l’occupazione a Casoria, che, però, considerando lo stato attuale della fabbrica, rischiano concretamente di restare soltanto degli stupendi voli di fantasia.

NANDO TROISE.

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