Cari Lettori,
riprendiamo il nostro filo diretto con il Dott. Claudio Postiglione che, dalla scorsa settimana, si concede al nostro Giornale mettendo a disposizione di tutti noi la sua scienza, il suo amore per il prossimo, la sua grande e profonda Umanità.
D.: Dottor Postiglione, riprendendo le fila del discorso iniziato la scorsa settimana, qual è il messaggio che vuole rivolgere ai nostri Lettori ?
R.: Ebbene, chiuderemo la parentesi aperta la settimana scorsa, definendo meglio il problema “invecchiamento” della popolazione nella nostra Regione; mi riferisco alla “nostra” regione perché ormai è davanti agli occhi di tutti che la Salute è diversamente programmata e gestita in maniera difforme da Regione a Regione. Per gli anziani della Campania c’è un handicap politico iniziale: siamo una Regione giovane, e per questo paghiamo lo scotto di una mancata attenzione e di una seria
programmazione, non considerando che, al di là del solo dato epidemiologico significativo, i nostri contesti socio-ambientali ed economici sono estremamente precari e, in presenza di una scarsa rete di servizi dedicati, soprattutto in Napoli e nella provincia, anche noi abbiamo come grande criticità le patologie cronico-disabilitanti. Si aggiunga che i nostri presidi ospedalieri sono assolutamente privi di reparti o divisioni a specificità geriatrica, primo fra tutti l’Azienda Ospedaliera Cardarelli, completando il quadro delle macrocarenze.
Un paziente anziano, qualora giunga in ospedale per un problema acuto non può essere gestito allo stesso modo di un adulto, ricoverandolo in reparti ordinari, se non addirittura in barella, preoccupandoci poco di una valutazione complessiva ed integrata che vada oltre la diagnosi del solo evento acuto, ma che approcci anche le sue comorbilità, la condizione socio-ambientale, evidenziando quella ”fragilità” per cui, una volta dimesso o “dismesso” a casa, ci ritroviamo un paziente scompensato psicologicamente, in politerapia e ad alto rischio di disabilità. Non dimentichiamo che oltre l’80% dei DRGs ospedalieri riguarda soggetti ultra65enni. A fronte di ospedali poco “geriatrici” il Territorio risponde con una rete di servizi, a partire dalle Cure Domiciliari, ancora molto a macchia di leopardo, poco integrata con il socio-sanitario degli Enti Locali e che dovrebbe essere invece oggetto di vera riqualificazione e rimodulazione gestionale.
Si continua a tagliare e basta con la solita miopica logica “ .. dobbiamo ridurre i costi…” !
D.: Ebbene, Dottore, quali sono i suggerimenti che Lei dà, in questi casi ?Cosa può fare l’anziano che si trovi nelle condizioni da Lei così chiaramente illustrate ?
R.: Innazitutto, ricorrere, nelle situazioni più serie ed attraverso il proprio medico curante, ai servizi che l’ASL può essere in grado di offrire: l’assistenza domiciliare integrata (oggi Cure Domiciliari n.d.r.), o altre possibilità assistenziali quali la residenzialità a termine, per cui il paziente si possa prioritariamente curare al proprio domicilio e laddove ciò non possa realizzarsi, ricorrere a strutture residenziali con specificità geriatrica. Ecco perché sostengo che, ad oggi, l’anziano deve imparare ad essere più consapevole e coinvolto in prima persona, come dicevamo la scorsa settimana, nel tutelare la propria salute; in primis evitando di fare un uso spropositato e irragionevole di farmaci. Il proprio medico curante è la persona più adatta per poter gestire e “gerarchizzare” i farmaci che vanno assunti secondo necessità e non in maniera spesso “abitudinaria”, tenendo conto che più medicamenti si assumono, più sono possibili effetti collaterali o patologie iatrogene come danno aggiuntivo.
Io comincerei da questa considerazione: meglio pochi farmaci utili, magari con più informazioni sul loro uso e sui loro effetti !
E su questa necessaria premessa, Vi lascio riflettere, dandovi appuntamento alla prossima settimana!