E’ nell’ignoranza delle proprie radici e delle proprie tradizioni che la Città si sta inabissando sempre di più.
Casoria sta affondando tra l’indifferenza generale. Le cause vanno ricercate sia nella diaspora che si è accesa negli ultimi 60 anni all’interno della borghesia più illuminata della Città, sia per il disinteresse e il disamore della classe politica a tutelare i veri interessi culturali e quindi dell’intera collettività.
La diffusa ignoranza delle radici culturali storiche di Casoria da parte delle nuove generazioni, e non solo perché immigrati, ha contribuito e contribuisce in maniera deleteria al degrado socio culturale del paese.
Tutto ha avuto inizio con l’abolizione dei capoluoghi di Circondario e di Distretto, tra cui Casoria, Pozzuoli e Castellamare di Stabia, che furono, invece, istituiti dai Borboni. Vennero soppresse successivamente la Sottoprefettura, il Commissariato di Pubblica Sicurezza, l’Ufficio del Registro, l’Asl; si sta tentando di sopprimere anche il Tribunale (l’ex Pretura). Inoltre il
distacco della frazione di Casavatore con l’elezione a Comune indipendente ed autonomo, avvenuta nel 1948, fu un grave colpo alle potenziali caratteristiche urbanistiche ed al tessuto socio economico della nostra Città. Tra l’altro si appalesa anche il pericolo che l’altra frazione, una volta Sezione distaccata di Stato Civile, cioè Arpino, ottenga l’autonomia e, quindi, il distacco dal Comune di Casoria, con le deleterie conseguenze che indubbiamente ne deriverebbero.
L’inurbazione selvaggia avvenuta negli anni 60 e 70 ha trasformato il nostro Comune in un anonimo suburbio della vicina Città di Napoli. L’ultima illusione di riscatto si è avuta con l’affrettata falsa industrializzazione avutasi a seguito delle provvidenze erogate dalla Cassa per il Mezzogiorno. Cessati tali incentivi si è assistito alla dismissione delle industrie che si erano installate sul territorio negli anni 60, con la nefasta conseguenza di un notevolissimo tasso di disoccupazione, causa principale di una delinquenza giovanile in allarmante crescita.
A memoria ricordo la chiusura e la scomparsa di tante fabbriche: Dyrup, C.G.S., Resia, Rhodiatoce, Tubi Bonna, Cutolo Metallorganica….
E con rammarico che si assiste al disperdersi della memoria storica della nostra Città che ha pur dato i natali ad uomini illustri nel campo artistico, religioso, giuridico, politico ecc. Quanti conoscono la storia e la vita di Andrea Torrente? Quanti sanno perché o’ puntile è intitolato a Papa Benedetto XV? Quanti conoscono Giovanni Pisa? Sembra che ci siano alcuni che non sanno chi è stato Domenico Cirillo e perché la chiazza è a lui intitolata:….. Se si aggiunge a tutto questo il degrado edilizio inarrestabile del centro storico si ha un quadro allarmante, anticamera dell’agonia in atto, della identità Casoriana. Chi ha ancora memoria delle tradizioni e degli usi e costumi della nostra Città? Le epiche battaglie politiche alla fine dell’800 tra le famiglie Rocco di Torrepadula e Pezzullo di Frattamaggiore per la conquista di un seggio alla Camera dei Deputati sono un ricordo lontano che si perde nella notte dei tempi. E le processioni del Corpus Domini, con le cinque congreghe schierate che sfilavano per tutto il paese, rappresentavano un reale momento di aggregazione intorno ad un sentimento religioso che pervadeva tutta la comunità.
I veri Casoriani amano i “luoghi della memoria” anche se sono stati stravolti. Essi li apprezzano perché sono pietre miliari del loro passato.
Bene fecero, nel 2004, le Suore dell’Istituto Brando a ricordare i sessantanni dalla morte del Cardinale Luigi Maglione, con un convegno di altissima densità culturale, arricchito dalla presenza del professore Alciste Santini, autorevole Vaticanista che ha fatto 92 viaggi nel mondo al seguito di Giovanni Paolo II. Bene fece, tanti anni fa, Cittadinanzattiva a sollecitare l’Amministrazione Comunale sulla ricerca della memoria perduta, proponendo di istituire borse di studio a chi fa tesi di laurea su questo argomento, cioè Casoria.
Per restituire alla cittadinanza i valori e l’essenza della propria storia va stimolato e coltivato il ricordo con la ricerca negli archivi parrocchiali, comunali e di qualche famiglia notabile superstite. Si dovrebbe inoltre cercare di ripristinare le feste, gli anniversari e attivare le celebrazioni (carenti nel nostro Paese), rivalutare i monumenti e favorire il restauro degli edifici più rappresentativi e sotto il vincolo architettonico della Sopraintendenza, ancora presenti nel vecchio centro storico, onde evitare la demolizione degli stessi, soprattutto quando è generata da una selvaggia speculazione, sempre in agguato. Anche una toponomastica appropriata ed intelligente può contribuire a restituire memoria al nostro passato. In questa operazione sarebbe opportuno coinvolgere tutta la platea scolastica di Casoria.
Molte sono, infine, le attese per uno sviluppo più organico del tessuto urbano e quindi delle prospettive a medio e lungo termine che si pongono nel PUC anche in relazione alla proposta di indirizzi programmatici.
Pertanto, queste poche, ma fortunatamente presenti, note positive fanno sperare, unitamente al risveglio della popolazione autoctona e negli immigrati della nostra Città di quel giusto interesse per le cose e gli avvenimenti che hanno caratterizzato la nostra storia, che in questo terzo millennio Casoria sappia riappropriarsi di quel ruolo di forza trainante delle realtà poste a Nord di Napoli che le è sempre stato riconosciuto dai Comuni vicini e che assumerebbe oggi particolare importanza per una definitiva caratterizzazione nell’ambito dell’Area Metropolitana di appartenenza.
NANDO TROISE.