E’ l’architetto più famoso del momento; i suoi libri stanno avendo un grande successo. Nicola Pagliara venne da Trieste tanti anni fa; docente universitario ed architetto di fama, vive all’Arco Mirelli, di fronte, oltre al Consolato Americano, c’è il mare del Golfo di Napoli.
Lo accompagnai, qualche anno fa, da casa sua a Casoria, una conferenza al Madrinato San Placido, passando per quella bruttura della Circumvallazione Esterna, resa famosa da Noemi e dai primordi della berlusconiadi. In macchina, con me, c’era Giuseppe Pesce, che poi sarebbe diventato scrittore, giornalista e storico. Nicola Pagliara, in quella occasione, illustrava la sua teoria sul futuro delle città in rapporto alla mobilità. Secondo lui le città devono riconquistare i loro spazi pubblici “divorati” dal traffico automobilistico. Le Città non sono più in grado di assorbire l’elevata motorizzazione privata e perciò occorre dirottare la domanda di mobilità verso modalità di trasporto
alternative all’auto. Per raggiungere il duplice obiettivo di rivitalizzare le aree urbane, senza penalizzare il bisogno di mobilità dei cittadini, dunque sono necessarie politiche di lungo periodo rispetto alle quali, purtroppo, Casoria viaggia con forte ritardo in relazione ai paesi civili.
In queste condizioni bisogna dotare la Città di una serie di valide ed efficienti infrastrutture. Fino ad oggi le Amministrazioni che si sono avvicendate negli ultimi 29 anni alla guida della nostra Città hanno confidato sempre nella grande capacità di sopportazione dei disagi da parte dei casoriani, senza affrontare in nessun periodo misure di emergenza a medio o lungo periodo per risolvere problemi, come quello del traffico. Non occorrono ricette magiche – che, per giunta, non esistono – ma solo una politica della mobilità coerente e ricettiva dei contributi tecnici che il mondo accademico e la ricerca scientifica offrono giorno dopo giorno.
Ebbene, sembrava che il Comune dopo le incertezze degli altri anni, fosse orientato a perseguire l’obiettivo di dare alla Città il piano urbano di traffico e quello comunale dei trasporti. Invece è stata un’illusione, visto che siamo ripiombati nel solito vizio dell’improvvisazione.
Non si prende un provvedimento per scongiurare l’uso dell’auto, anche se le giustificazioni di tale scelta avrebbero mille motivazioni diverse: dall’inquinamento, tutela del patrimonio artistico – ambientale, recupero del centro storico e così via.
Mai si è voluto varare un piano compiuto di interventi razionali e coerenti tra loro, capace di incidere, in breve ed efficacemente, sull’organizzazione della mobilità urbana. E’ questo il “nuovo corso” tanto atteso e propagandato?
NANDO TROISE.