Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del

cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

 

In questo Vangelo emerge un problema: una parte parabola è chiara, un’altra deve essere spiegata. In realtà ci sono diversi livelli di intendimenti della parola, diciamo che ognuno di noi può leggerla un po’ come vuole ma in realtà c’è un messaggio chiave che Gesù vuole dare in modo preciso. Nella prima parabola si parla di un seme che va aventi secondo la sua forza interiore, c’è qualcosa che non si capisce. La nostra capacità di capire Dio si ferma inesorabilmente ogni volta che vogliamo ficcare Dio nei nostri piccoli progetti, nelle nostre convinzioni, nelle nostre logiche. C’è un messaggio grande, affascinante che ci supera in immaginazione e che diventa per noi: uscire da se stessi ed entrare in una mentalità  più grande. Il piccolo seme, il più piccolo, l’ultimo è quello che fa la storia della salvezza. E’ fuori della nostra logica mettersi all’ultimo posto, pensare in piccolo, noi amiamo pianificare ed ala fine le cose non si realizzano mai come le avevamo previste. Oggi ricorriamo ad organizzatori esterni per i nostri eventi. Eppure il Vangelo nel quale diciamo di credere innalza coloro che si fanno piccoli. Crediamo davvero che ostentare ricchezza, macchinone ed altro del genere  faccia la nostra felicità? I nostri: hanna schiattà! Sono la logica fallimentare che ci fa diventare dei manichini che credono di vivere ma in realtà sono già morti.  I grandi esempi della vita, le grandi scelte sono sempre guidate da esempi straordinari di persone piccole, non posso dimenticare Giovanni Paolo II, affacciato al balcone che aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì fiato, ricordo come il giorno dopo tutti erano scioccati dal quell’uomo che nella sua “piccolezza”, nel suo limite fisico, nel suo essere in quel momento un piccolo e delicato seme , piantò nel cuore di tutti un tronco gigantesco. Essere cristiani significa uscire fuori dall’ordinario, significa ragionare come risorti, è sconvolgere chi ci guarda perché nella piccolezza, diventiamo grandi. Il Regno dei cieli ha una sua forza intrinseca, il seme che sotto terra si trasforma ha qualcosa di proprio che lo fa muovere. Noi uomini siamo chiamati a custodire, qualcosa che in sé ha già la forza per emergere e crescere, tu.  Genoveffa Tuccillo

 

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