Se calcio ed economia camminano di pari passo: l’amaro paradosso di Euro 2012

Germania-Grecia: derby dello spread. Italia-Spagna: idem. E perfino Italia-Germania ha scatenato la fervida fantasia (…) dei cacciatori di titoli meritando il medesimo banalissimo marchio. Eppure basta poco per accorgersi del grottesco scherzo della storia che sta rendendo Euro 2012 una fedele cartina di tornasole della situazione economica continentale acuendo nazionalismi calcistici e contrapponendo i medesimi attori delle contese di stampo economico-finanziario. I greci, ad esempio, hanno affrontato i tedeschi sentendosi un po’ come i trecento di Leonida al passo delle Termopili nel loro pregustare una rivincita dopo le sferzate della troika Ue-Fmi-Bce ispirate neanche troppo reconditamente dal gigante germanico. Le favole, ahinoi, non esistono ed il match è finito con una Merkel esultante nei panni di Serse il persiano alla faccia di quella gran fetta d’Europa che ha simpatizzato per la squadra ellenica in

opposizione a quell’intransigenza teutonica che sta riducendo alla canna del gas la derelitta Europa meridionale.

 

La Germania ha così confermato la tripla A anche in ambito calcistico superando agevolmente la squadra di Santos e ritrovandosi a dividere le quattro poltrone delle semifinali con quelli che, Irlanda esclusa, sono gli altri tre Piigs (i paesi europei soffocati dai debiti); la Spagna, recentemente in forte crisi bancaria, l’Italia di Monti, il principale pressatore della Merkel per ottenere gli Eurobond e misure meno austere per la crescita globale dell’Eurozona ed il Portogallo di Cristiano Ronaldo, paese secondo solo alla Grecia in fatto di crisi economica.

Germania contro gli euro spreconi, contrapposizione tra chi si è sempre mantenuto fedele ai patti di stabilità e chi invece, a detta dei tedeschi, ha scialato per anni e anni per poi chiedere ausilio a quello che il Der Spiegel ha definito il salvagente di mamma Merkel.

Si sono sprecate le affermazioni sul parallelo tra gli anni 20-30 e la situazione attuale, sulla necessità di affidarsi ad un new deal in grado di trascinare il continente lontano dal maelstrom della depressione economica. Agli occhi di molti è ancora una volta la Germania a mettere in pericolo il benessere (o ciò che rimane di esso) di gran parte dell’Europa ed i negoziati miranti ad evitare scenari catastrofici vedranno le altre tre semifinaliste di Euro 2012 schierate, insieme alla Francia, contro di essa. E questo eurosummit decisivo per le sorti dell’Euro monetario si inaugurerà a Bruxelles proprio il 28 giugno, giorno in cui avrà luogo quella semifinale tra gli azzurri e i favoritissimi tedeschi che metterà in palio un biglietto per giocarsi in finale l’euro calcistico contro una fetta di penisola Iberica. Sia i pronostici sportivi che quelli inerenti il delicato meeting internazionale pendono decisamente dalla parte di Frau Merkel e per sovvertirli occorrerà in fondo una tattica unica: aggredire il nemico mostrando i denti e mettendo davanti a tutto a mò di sarissa il vitale desiderio di restare aggrappati all’Europa che conta. Se nel calcio si dovesse fallire sarà stato ugualmente bello giungere a due passi dalla gloria; lo spread non ne risentirà. Se andasse invece male la disfida di Bruxelles si aprirebbero scenari molto più drammatici di un ritorno a casa con al collo una medaglia di bronzo e la finale fornirebbe ai tedeschi la possibilità di demolire, dopo Grecia e Italia, anche una tra Spagna (più probabile) e Portogallo per un macabro revival di un possibile futuro scenario economico.
Bruxelles e Varsavia, il destino semiserio del continente di gioca in queste due città in un giro di orologio. God save the Europe dopo non aver avuto sportiva pietà per la regina ed i suoi sudditi.

Francesco Russi

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