C’è una storia antichissima che si nasconde dietro i vicoli di Santa Croce, ci attende in Largo San Mauro, si acquatta dentro i portoni di quei palazzi di una volta, fatiscenti eppure solidamente ancorati al suolo, come un baluardo della nostra storia cittadina. Le voci, i personaggi, le vite raccontate in questa storia sono racchiuse nel bagaglio della tradizione, un carico spesso faticoso da portare e perciò più facilmente dimenticato o del tutto ignorato.
Casoria ha una storia lunga e complessa che ha visto diverse morti e altrettante rinascite. Come il boom economico degli anni sessanta, quando l’apertura di stabilimenti industriali attirò nella nostra cittadina ondate migratorie da Napoli e il suo hinterland, ibridando la popolazione autoctona e dilatando i confini della città. Nel 2012 il volto di Casoria è irrinunciabilmente composito, ibrido ma anche tra i pochissimi “Casoriani d.o.c”, quelli che vantano una discendenza di tre o quattro generazioni, pare si sia spenta la voglia di ricordare e di raccontare.
Ben poco si sa di questa storia che affonda le proprie radici in un tempo lontanissimo, quando al posto di cemento e asfalto si estendevano a perdita d’occhio dorati campi di grano che diedero il nome alla nostra città, tanti secoli or sono dimora natale di Santi e Beati, oggi giorno giungla di problemi e quasi del tutto priva di memoria.
Tuttavia un contributo del tutto considerevole alla difficile opera di salvaguardia della memoria e delle tradizioni locali viene perpetrato proprio dalla Chiesa che quanto meno apre quel vecchio baule di tradizioni e rende partecipi le nuovissime generazioni delle storie polverose della nostra città.
Ma oltre alle storie edificanti dei santi e beati casoriani, non prive di un certo fascino, Casoria ospita veri tesori d’arte, apprezzabili anche da sguardi laici. Conosciuta da pochi è ad esempio l’ Arciconfraternita di Santa Maria della Pietà, adiacente la maestosa e bellissima Basilica di San Mauro, e sede di dipinti pregevoli ad opera di De Martino e dello Spagnoletto. Date le sue dimensioni modeste e la sua posizione tra due palazzi, si rischia di non vedere la Chiesa del Carmine, anch’essa una congrega della fine del Seicento, anch’essa un piccolo gioiello di arte e architettura ignorato dai più.
La storia della nostra città ci parla da ogni angolo di strada, da ogni vicolo, da ogni portone. Ci richiama (anche se la sua voce si fa ogni giorno più fievole) ad avere cura della tradizione, a scoprire con occhi nuovi i luoghi nascosti, a prestare l’orecchio alle voci e alle storie che la città può ancora raccontare. Ogni estate viene promossa la riscoperta dei tesori nostrani soprattutto per coloro che rimangono, volenti o nolenti, in città durante il periodo estivo. Di certo Casoria non è una città d’arte ma può vantare piccoli, significativi tesori, per un’estate all’insegna della tradizione e della storia locale.