Cari amici,
il 9 ottobre u. s. il governo italiano ha annunciato la sua adesione alla creazione della TTF, “ la tassa sulle transazioni finanziarie” a livello europeo. Dopo una lunga indecisione, anche il nostro governo ha deciso quindi di salire sul treno che porterà 11 paesi ad adottare la Tobin tax, l’imposta sulla finanza destinata a rinsanguare le casse dei bilanci nazionali.
Ora la Commissione Ue preparerà una bozza di decisione e l’imposta potrebbe essere in vigore già dai primi mesi dell’anno venturo. Secondo i piani, con un’aliquota dello 0,1% sui valori azionari e obbligazionari, e di 0,01 sui derivati, la tassa porterebbe «circa 57 miliardi» nelle casse dei singoli Stati, una manna in tempi di vacche
magre a causa della recessione.
Germania e Francia volevano la Tobin tax, che deve il nome all’economista americano che per primo l’ha promossa. A questi due Paesi si sono ora affiancati altri 9 dei 27 membri dell’Unione e si è arrivati quindi a undici Paesi.
Il governo italiano fino a oggi ha sostenuto che la tassa si sarebbe potuta adottare unicamente su scala globale. L’ex ministro dell’Economia Tremonti, infatti, pur riconoscendo che la discussione era “affascinante sul piano etico, politico e anche tecnico”, aveva sostenuto che la tassa sulle transazioni finanziarie è un’ipotesi praticabile solo a livello globale, altrimenti “è una specie di suicidio”.Le perplessità nascono dalla circostanza che, una volta adottata la tassa, i capitali fuggirebbero nei Paesi che ne sono esenti e vi è il rischio per i Paesi che adottano la tassazione di incontrare difficoltà per collocare i titoli pubblici.
Resta ora aperto il problema della destinazione del gettito che sarebbe complessivamente di 57 miliardi di euro all’anno a livello europeo. Alcuni Paesi, come la Germania, punterebbero a un trasferimento dei ricavi nel sistema del fondo salva Stati o comunque nei forzieri della Bce. Tale destinazione non è però condivisa dal vasto fronte dei soggetti che hanno sostenuto le campagne internazionali per l’applicazione dell’imposta: essi da sempre chiedono di destinare il 50% del gettito alle iniziative di cooperazione internazionale, welfare e contrasto al cambiamento climatico.
La nostra Organizzazione che ha sostenuto la campagna italiana in favore della TTF, a cui hanno aderito una trentina tra organizzazioni sindacali, movimenti dei consumatori e associazioni no profit, chiede che parte dei fondi vengano destinati al welfare.
Cordiali saluti.
Carmine Lucciola
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