Bentornati.
Nella nostra prima occasione di conversazione abbiamo avuto modo di parlare di cosa andasse di moda parlare. Stavolta invece mi soffermerei sull’Out se a voi non dispiace, anche se in realtà è stato un argomento sia In che Out. Sono stata un po’ troppo enigmatica, lo so, ma ora vi chiarisco tutto. Qualche tempo fa si è scatenato il panico sul web e in città a proposito dell’incendio di Città della Scienza: su Facebook fin dalla sera piovevano commenti e lacrime.
Chiunque abbia fatto le scuole elementari tra Napoli e Provincia ha conosciuto almeno una volta i fantastici esperimenti di Città della Scienza: tutto quello che avevi studiato tra i piccoli banchi di scuola era li, ma non più tra i libri, prendeva vita in strani esperimenti che provavi su te stesso.
Un modo divertente di imparare, un modo per far conoscere ai bambini la scienza, un modo di comprendere un libro in modo semplice, chiaro e giocoso.
Ma non è dell’incendio che voglio parlare, si è detto e si è scritto così tanto che sarei ripetitiva. La cosa che mi è sembrata molto strana è stata la non reazione ad un articolo di Camillo Langone pubblicato su Il Foglio in data 7 Marzo, che titolava così: “Dovevano bruciarla prima”.
Ho letto l’articolo e la prima domanda che mi sono fatta è stata: Perché non si è scatenato il panico per queste parole?
Qualche tempo fa si è discusso e criticato per giorni riguardo le parole di Marchisio che ha semplicemente ammesso la non simpatia per il club napoletano, ma noi cantiamo ODIO LA JUVE da generazioni, perché sconvolgerci tanto, ma vabbè ci può stare. E qui invece, perché non ho letto invettive contro Langone?!
Eppure ci va giù pesante: “C’è qualcosa di pietoso nel rogo della Città della Scienza napoletana.”; ”Ce li vedo proprio, i piccoli napoletani, disperarsi per le sorti della scienza.”
La pietà è un sentimento che si prova verso chi è più debole, per quanto non così offensivo è comunque presuntuoso mettersi nella posizione di considerarsi più forte di altri. “I piccoli napoletani disperarsi”? Prendersela con i più piccoli è sempre estremamente facile e anche coerente, in fondo, con il reputare i napoletani dei deboli, per cui provare pietà (nella mia interpretazione).
Poi rincara la dose definendo Città della Scienza la Fiera della Pera Cotta, continuando a ironizzare su Roberto Saviano, il Sindaco e il dolore di chiunque abbia commentato la vicenda.
Forse nelle intenzioni dell’autore l’articolo (che era una chiara provocazione) avrebbe dovuto rimbalzare sul web con un ritmo virale, e invece purtroppo così non è accaduto. è La non reazione di chi è stato attaccato nel profondo mi è dispiaciuta più dello stesso articolo. Non c’è stata reazione.
È facile arrabbiarsi e farsi aizzare da una banale e scontata affermazione di un calciatore, ma quando poi ci attaccano e provocano su qualcosa a cui diciamo di tenerci, quando veniamo offesi, niente, gli animi non si infiammano più. È il caso di dire che tira più il filo di cotone di una maglia biancazzurra piuttosto che l’orgoglio di appartenere a Napoli.
L’orgoglio napoletano non è l’orgoglio di una città che si auto compiace, è un tipo di orgoglio diverso: è l’essere consapevoli di una realtà difficile; di una città tanto bella, quanto da sempre malgestita, di luoghi incantevoli, ma complicati; i problemi sono tanti che non è facile affrontarli neanche uno alla volta, ma ad una “madre” per quanto imperfetta non può negare l’amore e ne sarai orgoglioso sempre e comunque. Questo è l’orgoglio dei Napoletani, l’orgoglio talmente contraddittorio da essere un orgoglio solo a parole…
Se foste interessati a leggere l’articolo di Langone ecco il link:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/17214