Cinema gremito per la proiezione di “QUALUNQUEMENTE”, film con la regia di Giulio Manfredonia e protagonista Antonio Albanese che impersona l’oramai celebre politicante Cetto La Qualunque.
Il vociare del pubblico prima della messa in onda del film sembra preannunciare grasse grosse risate per il nuovo esponente della politica italiana con il suo partito innovatore PDP (Partito Du Pilu).
Ma già dall’inizio della proiezione si resta disorientati. Infatti, appare subito chiaro che questo non vuole essere solo un contenitore di battute, ma una sorta di “documentario” sul nuovo esemplare di imprenditore che si dedica alla politica con la finalità di sostenere i suoi interessi e quelli dei suoi affiliati, in nome del denaro e delle “raccomandazioni”.
E’ opportuno ricordare che l’uscita del film è stata accompagnata da un’idea originale e calzante. Infatti, in molte piazze del nostro Paese sono stati allestiti degli “stand” dove si invitava a votare “Cetto La Qualunque”: la finzione si confondeva con la realtà. Spille, adesivi, poster, cartonati che riproducevano la sagoma sorridente di Albanese nella veste del suo personaggio, hanno avvicinato molti ammiratori e curiosi.
Per rendere ancora più verosimile la “campagna elettorale” ecco addirittura spuntare il sito www.partitodupilu.it con programma, slogan e fotografia annessi.
La trama è più che semplice e conosciuta: Cetto La Qualunque dopo una fase esterofila ritorna nella sua amata terra calabrese, Marina di Sopra, con una donna brasiliana al suo fianco e con la conseguente irosa disapprovazione della moglie Carmen (Lorenza Indovina). Ad aspettarlo c’è anche il figlio Melo (Davide Giordano), ragazzo inizialmente timorato che, tra varie vicissitudini e con gli insegnamenti paterni, ripercorrerà le gesta del pater familias.
Per riuscire a vincere le elezioni e per screditare l’operato del suo onesto avversario De Santis, Cetto ingaggia, su suggerimento dei suoi affiliati, un “milanese” Jerry – Sergio Rubini, lo stratega del gruppo, che impartisce lezioni su come “limare” l’immagine del rozzo Cetto per conquistare consensi maggiori.
Risate e sorrisi amari insomma per un film che ha il sapore della denuncia, tra sfarzo, lusso smodato all’estremo del kitsch, tra donne pagate, piscine e abusivismi che ricordano non vagamente la contemporaneità. Questo è il caso per cui i luoghi comuni sono più che una leggenda…
Non è falso dire che la realtà, a volte, supera la fantasia!!