I minuti finali di una corsa sono fatidici, le energie vanno conservate in buone dosi, serve lo sprint finale, bisogna recuperare le forze e la concentrazione per lo sprint finale. Respira, respira e continua a correre: una gamba davanti all’altra, il respiro è costante, il battito del cuore accelera, il traguardo è a vista ce l hai quasi fatta… Non hai concluso la maratona, sei caduto a terra prima, spaventato dal primo boato, mentre sei lì non ti rendi conto di cosa stia succedendo. Pochi secondi e un altro boato.
Boston, 15 Aprile 2013. Si tratta di due bombe esplose a distanza di pochi secondi, nei pressi del traguardo della Maratona della città. Ironia della sorte, l’ultimo miglio della maratona era in memoria delle vittime della strage di Oklahoma City. L’attentato di Oklahoma City fu un attacco terroristico avvenuto il 19 Aprile 1995 contro l’edificio federale Alfred P. H. Murray nel centro di Oklahoma City. Nell’attentato morirono 168 persone e se ne ferirono oltre 800: fu il più sanguinoso attentato terroristico entro i confini degli Stati Uniti prima degli eventi dell’11 Settembre 2001.
Le immagini brutali di vittime e feriti mutilati, inizialmente censurate in diversi telegiornali in tv hanno fatto il giro del web. È sconvolgente come in pochi minuti un evento tranquillo, gioioso, una giornata di sport si sia trasformato in un disastro. Il bilancio dei feriti è di un centinaio circa, i morti sono tre e non solo tre come ho sentito dire da qualcuno, per essere una tragedia non è necessario che il numero degli zeri sia elevato, sono morti per cause ancora sconosciute, per un attentato, si vocifera o almeno così annuncia l’ FBI. Obama è più cauto con le parole, non parla mai di terrorismo, una parola che fa troppa paura dopo l’11 Settembre, ma rassicura che chiunque sia il responsabile pagherà.
Per ora a pagare un prezzo altissimo, la propria vittima, sono state tre persone. La storia di Martin era su tutti i giornali oggi. Martin era un bambino di 8 anni, che ne sa un bambino di terrorismo, di bombe, voleva abbracciare il papà alla fine della corsa, voleva dimostrargli di essere orgoglioso di lui, ma non è mai arrivato a dargli l’abbraccio per cui stava correndo. Sembra la scena di un film struggente, le immagini che giravano a loop sembravano appena uscite dal montaggio del trailer di un film catastrofico. Feriti lievi, persone in terapia intensiva, bambini e adulti mutilati, oltre al sangue sarà complicato lavare via lo shock. Una reporter di una tv locale del New England vicina al luogo dell’esplosione ha visto una delle vittime che ha perso entrambe le gambe. “Ero così vicina, è stato spaventoso. Ho sentito la forza dell’esplosione. La gente scappava. Ho visto vittime proiettate dappertutto”, ha detto Jackie Bruno della Necn.
Maratoneti che ricorderanno questa giornata di sport come il giorno che non gli permetterà più di correre: la perdita delle gambe è sicuramente la prima causa; ma anche per chi non ha subito menomazioni fisiche, non sarà certo facile, dopo un tale shock, rimettersi la pettorina numerata e mettere una gamba davanti all’altra…