LINA WERTMÜLLER TORNA SUL SET DI “IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO”

Sabato 27 aprile, alle ore 16, la “Regina del grottesco” sarà a Villa Pignatelli di Montecalvo (in Largo Arso), la dimora storica che nel 1992 scelse come set del film tratto dall’omonimo libro di Marcello D’Orta ed interpretato da Paolo Villaggio.

“Ci auguriamo – dichiara il vicesindaco ed assessore alla Valorizzazione delle Ville Vesuviane, Giorgio Zinno – che la presenza della Wertmüller, che ha voluto ritornare nell’edificio settecentesco dopo ventuno anni dalle riprese del suo film, ci permetta di riportare l’attenzione su un bene che, sebbene privato, riveste un’importanza ed un interesse straordinari per tutta la vasta area del cosiddetto Miglio d’Oro, oggi compresa nei comuni di San Giorgio, Portici, Torre del Greco ed Ercolano e di cui funge da porta d’accesso”.

 

La giornata “sangiorgese” della regista e sceneggiatrice romana proseguirà, alle ore 17, con la presentazione del suo ultimo libro ‘Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore’, edito da Mondadori.

 

L’incontro con l’autrice, che vedrà anche la partecipazione dell’attrice Nicoletta Dalla Corte con la lettura di alcuni brani tratti dal testo, è in programma nella Biblioteca Comunale di Cultura Vesuviana di Villa Bruno, un’altra delle dimore storiche del territorio e si inserisce nell’ambito della giornata conclusiva della Settimana della Cultura promossa dalla Pro Loco, presieduta da Gennaro Improta, con il patrocinio della Città di San Giorgio a Cremano.

 

Sabato 27 aprile la “Regina del grottesco” a San Giorgio a Cremano (Napoli)

LINA WERTMÜLLER TORNA SUL SET DI “IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO”

Da Villa Pignatelli a Villa Bruno per la giornata conclusiva della Settimana della Cultura

Lina Wertmüller torna sul set di “Io speriamo che me la cavo”San Giorgio a Cremano (Napoli).

 

 

 

NOTE

Villa Pignatelli di Montecalvo

Voluta dalla principessa Emanuella Caracciolo di Pignatelli, duchessa di Montecalvo ed attribuita a Ferdinando Sanfelice, la dimora è tutt’ora definita come il più fulgido esempio di villa in stile rococò del Miglio d’Oro. La dimora, posta a metà strada tra il Vesuvio e il mare, doveva la sua unicità alla facciata, rifinita con splendidi fregi, all’atrio a pianta ellittica e soprattutto ai due scaloni simmetrici di raccordo al piano nobile nel cortile interno. Una residenza principesca in tutto e per tutto, che si estendeva per quattro ettari e comprendeva un parco ed un oratorio privato.

Ad inizio Novecento, dopo una serie di avvicendamenti nella proprietà, cominciò il suo decadimento, dovuto anche alle trasformazioni del Largo Arso e al traffico provocato dalla vicina stazione di Pietrarsa. Un declino dovuto, per lo più, alla spartizione tra gli eredi della principessa e, quindi, alla successiva frammentazione del corpo dell’edificio in decine di proprietà. ‘Vani’ divisi e acquistati da singoli, alcuni occupati abusivamente nel dopoguerra fino allo svuotamento graduale delle suppellettili e ai primi cedimenti nelle pareti. Fino al primo caso mortale di colera durante l’epidemia che funestò Napoli nel 1973. Vi morì una bambina e su Villa Pignatelli calò il sipario.

 

Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore

Sinossi

Sono nata a Roma, in una villetta rosa, dietro piazza Cola di Rienzo, a circa trecento metri dalla casa dove vivo tuttora. Mentre nascevo, nella camera volava insistentemente un moscone. Mio padre, Federico Wertmüller, nonostante fosse uno spirito laico, non portato alla parapsicologia, pensò che un oggetto di dubbia consistenza e di dubbia provenienza come l’anima di un defunto si fosse materializzato in quell’insetto, e che si trattasse di suo suocero, il cavalier Arcangelo Santamaria Maurizio, morto lo stesso mese, in attesa di trasmigrare nella nuova Arcangelina (cioè la sottoscritta), non appena fosse stata deposta nella culla con un dito in bocca e un ciuffetto di capelli arruffati.

…Sappiate che se mi piglia un colpo, me ne vado come un commensale sazio…

 

In pagine ricche di humor e piene di energia, Lina Wertmüller racconta le sue mille avventure professionali e umane e la fitta e gioiosa trama di incontri e amicizie (da Fellini a Zeffirelli, da Flora Mastroianni a Suso Cecchi D’Amico). Illuminati dai colori vermigli e mediterranei della sua Roma accarezzata da ponentini e scirocchi, scorrono i fotogrammi di una vita intera trascorsa insieme al marito Enrico Job, lo studente di Praga (“l’uomo più importante che mi sia capitato di incontrare”), scenografo e costumista, a fianco del quale ha condiviso davvero tutto, a cominciare dall’amatissima figlia Zulima, detta Maucì.

Partendo dal lontano 1827 – quando, in una sera d’inverno un suo nobile antenato svizzero, il barone Johann Heinrich Werdmüller von Elgg Esapanol von Brauchich, si innamorò di una danseuse d’étoile e per lei sfidò a duello e uccise il suo amante, un principe di sangue tedesco di cui viene taciuto il nome –  l’autobiografia ripercorre gli anni dell’infanzia e la scoperta della vocazione per lo spettacolo fino gli incontri con i maggiori attori e registi del Novecento. Spiritosa e profonda, conquista il lettore come un film avvincente e pieno di colpi di scena, anche perché Lina Wertmüller, bambina esagitata e rompiscatole e donna caparbia, creativa, straordinariamente vitale, oltre ad aver galoppato felicemente il suo tempo dimostra di aver sempre cercato di camminare dalsunny side of the street, dal lato assolato della strada “e onestamente – dice lei –  mi è andata bene”.

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