“Matrimoni non se ne debbono fare”

Regia di Tommaso Casillo; sceneggiatura di Vincenzo Carfora.

Personaggi e interpreti:  Capano, Pugliese, Stefano Ferrara, Nello Cerbone  e altri.

Si può parlare dell’Amministrazione Comunale quando pezzi di essa si rivolgono alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica e quando il Pd si rivolge ai deputati di riferimento per deporre contro il Puc e quando su manifesti pubblici parte del centro sinistra accusa.

Si può?

Un giornale deve potersi interessare di politica, di consigli comunali, dei gravissimi problemi che attanagliano questa Città e che vanno dal parcheggio multipiano nello “storico” Cinema Rossi (novello “Gran Cinema Paradiso”) al parco nel vicolo della spontatora (via Modigliani), dal fitto passivo al campanariello a quello della via vecchia di Afragola, le “Twin Tower” che “abbelliscono” viale Michelangelo, le nuove location al posto della C.G.S., della possibilità di realizzare al Cimitero di Casoria l’inceneritore ed il forno crematorio, oltre alla “cristiana sepoltura” nella propria terra,

quella delle origini e dei propri avi e la sicurezza che tanto affligge le periferie e chi ci abita, specie chi lavora a turni ed è obbligato, dal proprio lavoro, ad uscire o tornare di notte…….. e altro.

 

Soprattutto da parte di chi aveva appena finito di esaltare quella specie di circhi volanti dei governi del passato, quelli ispirati da Ciccio Polizio e che hanno visto Sindaci Peppe Russo, Ciccio Paone, Giovanni Spina, Pasquale Fiorentino, Peppino Albano e, dulcis in fundo, ciliegina sulla torta di un lungo dominio su Casoria, Ludovico Polizio, con in campo, al suo fianco, i Buonomo, i Casillo, ed i Fasano fino ai Lambiase, Laezza, Sorrentino, Ruotolo, Bianco etc..

Non si sono rivelati migliori, purtroppo,  i governi del dopo Polizio: grandi occasioni perdute sono state le amministrazioni guidate da Fasano  prima, caratterizzata da quella nuova formula  e nuovo laboratorio politico che fu “Il Patto per il Progresso” che andava dall’MSI a Rifondazione Comunista, da psdi agli “antichi nobili democristiani”, politici di professione e palazzinari della prima ora;  quella progressista di Franco De Luca, vittima ed ostaggio dei due professionisti della storia della politica di Casoria e caduta sull’approvazione del bilancio di previsione, lo stesso dicasi della gestione Graziuso, e dell’ amministrazione politica, sciolta per camorra, guidata da Giosuè De Rosa.

A sette anni di distanza, dopo una brutta parentesi commissariale, caratterizzata da incomprensioni tra commissari (il dott. Ricciardi, da me incontrato, sotto le statue dei re di Piazza del Plebiscito, insieme, lui, con la dott.ssa Daniela Scarpa, dell’Ufficio di Ragioneria della Prefettura di Napoli; e con Ricciardi si è parlato, lui ed io, del Cinema Rossi, di Casoria Ambiente, del PUC, dei Sindacati, dell’Urbanistica, della Pubblica Istruzione e di tanto altro) dovrebbe essere chiaro a tutti che l’imperfetto modello politico casoriano, nonostante tanti e vari nomi (Patto per il Progresso, Progressista, l’Ulivo, Centro Sinistra) che non è di sinistra, né di centro, né di destra, è stato, e lo dimostrano la storia, gli atti giudiziari e quelli amministrativi, lo dimostra la relazione secretata al Ministero degli Interni, lo dimostrano le sentenze di condanna al TAR ed al Consiglio di Stato, nonché lo scioglimento per camorra,  è stato, per Casoria, per loro stessi e per quelli che credevano nelle idee di quella parte politica, lo più sciagurato e masochista periodo politico del dopoguerra. Con conseguenze disastrose per chi è stato costretto, invece, a correre dietro a mille emergenze (pignoramento per 53 milioni di euro da parte del CPR3, le case della 219 fatte dal Commissario di Governo nel post terremoto: il Comune fu condannato a pagare oltre un milione di euro, compresi interessi e rivalutazione, alla società che qualche anno prima doveva costruire 6 nuovi edifici scolastici, poi affidati ad altre imprese, nell’ambito del programma Falcucci. Dopo il pignoramento di oltre 53 milioni di euro notificato al tesoriere comunale dal gruppo di imprese che ha realizzato i 482 alloggi del“famoso Parco dei Pini – 219” in via Pascoli, risolto con una transazione tra le parti (Comune, Commissario di Governo e CPR3), un’altra tegola. La XII sezione civile del Tribunale di Napoli, giudice Sorrentino, ha accolto la richiesta della Coinpre a favore della quale viene stabilito un risarcimento di 643.823,89 euro, oltre rivalutazione ed interessi che fanno schizzare la somma a ben oltre il milione di euro. Un’altra emergenza: migliaia di multe a rischio prescrizione. Da rifare l’affidamento del servizio di elaborazione informatica e di notifica dei verbali relativi alle violazioni del codice della strada. Il TAR (sezione prima, relatore Francesco Guarracino) ha annullato il provvedimento con il quale il Comune di Casoria aveva concesso l’anno scorso l’appalto a Poste Italiane spa, con un atto, secondo la società che aveva gestito il servizio fino al 31.12.2007 – la De Leoni Informatica srl – che per questo aveva fatto ricorso. L’affidamento fu deciso dalla Commissione Straordinaria Amministratrice per liberare dalle funzioni amministrative personale della polizia municipale da impiegare nei servizi operativi. La Commissione diede in affidamento anche i servizi cosiddetti complementari e accessori all’espletamento del servizio di notificazione. I giudici del TAR (presidente, Antonio Guida; consigliere, Fabio Donadono), nelle due camere di consiglio del 14 e 28 gennaio scorso, hanno stabilito che tutto questo era avvenuto senza alcun confronto concorrenziale di offerte e quindi annullare la convenzione tra il Comune e Poste Italiane spa. Dopo alcuni anni questo procedimento giudiziario seguito con estrema attenzione dall’Ufficio Contenzioso non è ancora chiuso.

La tegola più grande fu il pignoramento di oltre 53 milioni di euro notificato al tesoriere comunale dal consorzio CPR3 che su incarico del Commissario Straordinario di Governo realizzò il complesso di edilizia residenziale comprendente 452 alloggi nel quartiere Arpino , con i benefici previsti dalla Legge 219/81. L’ultima strada rimasta al Comune di Casoria poteva essere  il ricorso in Cassazione per ostacolare l’atto di pignoramento notificato al tesoriere comunale per una cifra che dai 35 milioni di euro iniziali è ora di 53.675.888, 39 euro. Il tutto fu risolto con un atto di transazione. La cifra pagata sembra che si sia aggirata sui 17 milioni di euro.

Per finire, non poteva mancare Casoria Ambiente spa. La Corte dei Conti ha condannato 35 persone, tra ex politici e rappresentanti del consiglio di amministrazione di Casoria Ambiente spa, la società a totale capitale pubblico che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Casoria, ma coinvolge anche l’ex Commissione Straordinaria Amministratrice. Dovranno risarcire 5 milioni di euro a testa per non aver raggiunto gli obiettivi della raccolta differenziata.

Eppure i governi cittadini di centro sinistra vantavano tecnocrati di primo ordine, a cominciare dall’Ing. Peppino Esposito, per molto tempo Assessore all’Ambiente, (grazie a lui, chi lo può dimenticare, che non fu abbattuta la gigantesca e storica Palma, in vicoletto Gioacchino D’Anna) continuando con Biagio Galluccio, Assessore alle Finanze prima e Direttore Generale di Casoria Ambiente poi, per finire al vuoto di tanti assessori che cambiavano dal mattino alla sera. Un sistema di provvisorietà in cui non deve cadere l’Amministrazione di Vincenzo Carfora. Un Assessore deve avere la possibilità di organizzare ed organizzarsi per un intero mandato legislativo, fatto questo che caratterizzò i successi da Sindaco di Napoli, di Antonio Bassolino. Gli Assessori (vedi Giulia Parente, Riccardo Marone, il prof. D’Agostino, Raffaele Porta etc.) non li cambiava mai.

Oggi, con Vincenzo Carfora, la sua Giunta Municipale e con questo Consiglio Comunale si spera in un futuro migliore.

Questa è una Città sull’orlo di una crisi di nervi, con i cattolicissimi moderati del buon senso chiusi nella ferocia trincea dei loro “interessi”, le perenni tentazioni di regressione alla prima repubblica, le trame di inciucio sorte tra api e democrat, e tutto il passato, il vergognoso, ostinato passato che non vuole passare e che tiene prigionieri molti dei personaggi di questo Consiglio Comunale.

Prigionieri di schemi, logiche, persone del passato, vecchi ricordi e mentalità.

Se contasse qualcosa, bisognerebbe aggiungere che la cattiva stampa di cui abbiamo fatto soffrire i governi dall’imperfetto modello non è certo legittimazione di quelli precedenti, nemici di ogni cambiamento.

E siccome questo è un paese dalla memoria cortissima nonché un popolo sussidiato che ringrazia, varrà la pena ricordare le catastrofiche amministrazioni del passato, che non hanno fatto pagare le tasse a chi ha sempre evaso oltre ad aver consentito lo sfascio urbanistico della Città.

Un passato che le nuove generazioni non riescono a rottamare. Perché? Basta guardarvi in giro e troverete quei cognomi da regime, da “rosa dei nomi”, infilati proditoriamente, e forse come suggerimento, ogni volta che si tratta di fare assunzioni, nomine o affidare incarichi ed appalti ad un ente pubblico. Senza badare né all’anagrafe e né alla fedina penale. Anche su questo terreno si sta battendo Vincenzo Carfora, la sua Amministrazione e la Giunta Municipale.

Meno male che esistono i fatti.

NANDO TROISE.

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