In tempi di crisi, le società di recupero crediti scendono in campo sempre più aggressive che mai, spesso travalicando i confini dettati dalla legge.
Si tratta molto spesso di condotte isolate, poste dai singoli operatori telefonici poco rispettosi delle regole, e mai avvallate dalle società stesse, allo scopo di conseguire più elevate percentuali di “recupero”, e di conseguenza, più elevate provvigioni.
Nell’ultimo periodo, a Casoria come in altre parti di Italia, si sente sempre più spesso dire – da parte dei soggetti incaricati dalla società di recupero crediti – che in caso di mancato pagamento dei debiti, essendo un reato, si rischia il carcere, o ancora che il mancato pagamento può portare alla dichiarazione di fallimento, che il mancato pagamento può far seguito al pignoramento dei beni immobili e mobili o addirittura dello stipendio. Niente di più falso.Le società incaricate di recupero crediti, non possono applicare nessuna delle “sanzioni” sopra esposte.
Per fare chiarezza, bisogna partire dal principio, capire cosa sono le società di recupero crediti e quali attività svolgono.
Quella del recupero crediti è un’attività molto particolare, che richiede l’impiego di personale formato e pronto a fronteggiare le situazioni più complicate.
Volendo fornire una definizione di massima, potremmo dire che l’attività del recupero crediti si ravvisa nel momento in cui un soggetto, vantando un credito nei confronti di un suo debitore e non riuscendo a smobilizzarlo, ne affida la riscossione ad un’agenzia di recupero che, attraverso varie azioni, otterrà il pagamento della somma dovuta.
Tali azioni si possono raggruppare in due fasi: – Fase stragiudiziale – Fase giudiziale.
La fase stragiudiziale prevede: l’avviso epistolare, telefonico, l’esazione diretta e la messa in mora. Sono azioni volte a trovare un punto d’incontro con il debitore al fine di ottenere la somma oggetto del debito prima di passare alla ben più dispendiosa fase giudiziale.
Il primo passo è l’avviso epistolare e consiste nell’inviare al debitore un semplice sollecito di pagamento.
Se l’avviso epistolare non produce gli effetti sperati, il debitore sarà contattato telefonicamente dall’agenzia di recupero crediti incaricata e nuovamente sollecitato a onorare il debito.
In seguito l’agente preposto si recherà presso l’abitazione del debitore (esazione diretta) per valutare i motivi del mancato pagamento (mancanza di volontà o impossibilità economica) e se riscontrerà una volontà a collaborare, oltre a “quantificare l’eventuale patrimonio del debitore, tenterà di mediare redigendo un piano di rientro rateizzato (parziale o totale).
L’ultimo tentativo “bonario” è la messa in mora, ossia una comunicazione inviata con Raccomandata A/R in cui si richiede al debitore la corresponsione della somma dovuta (maggiorata d’interessi e sanzioni, che spesso raggiungono percentuali esorbitanti) specificando la data ultima entro cui eseguire il versamento, trascorso tale termine si passerà alla fase giudiziale.
La fase giudiziale è costituita da una serie d’interventi volti a fornire al creditore un titolo esecutivo utile per intraprendere un recupero coatto del credito rivalendosi sul patrimonio del debitore.
Il Ricorso per ingiunzione è il procedimento più breve per ottenere il titolo esecutivo ma è attuabile soltanto se il credito vantato è documentato (certo), definito nel suo ammontare (liquido) e non vincolato (esigibile).
Se il creditore ha già un titolo esecutivo, può intimare al debitore il pagamento del debito entro dieci giorni. Trascorso tale termine, il creditore potrà richiedere all’ufficiale giudiziario il pignoramento dei beni posseduti dal debitore per un importo pari al debito vantato.
Laddove ci sia motivo di credere che il debitore possa nascondere i beni posseduti per evitarne il pignoramento, l’azione legale può essere preceduta da un procedimento preventivo volto a vincolare i beni: il sequestro conservativo.
La fase giudiziale è sconsigliata se gli accertamenti patrimoniali svolti in precedenza non riscontrano un capitale sufficiente a onorare il debito in quanto, in tal caso le spese legali graverebbero sul creditore.
Per sommi capi, l’attività delle società di recupero crediti, può essere definita così: le finanziarie ogni volta che devono affrontare situazioni di insolvenza da parte dei loro clienti, oltre a segnalarli alle liste dei cattivi pagatori (sistemi di informazioni creditizie), attivano la pratica del recupero del credito dato in prestito. Alcune Banche e Finanziarie inizialmente cercano di contattare direttamente i loro clienti insolventi mediante telefonate e lettere al fine di metterli a conoscenza dei pagamenti non pervenuti e soprattutto per comprendere se il mancato pagamento è un problema di natura tecnica (es. bonifico errato) o soggettivo (es. difficoltà economica del cliente). Una volta compiute le dovute verifiche e tentativi di ricevere i pagamenti da parte dell’istituto, se questi risultano vani, essi si adoperano nella cessione dei loro crediti alle società di recupero crediti, mediante interventi di factoring. Le società di recupero credito si dividono essenzialmente tra quelle non associate e quelle invece aderenti all’Unirec. L’Unirec è l’Unione Nazionale delle Imprese di Recupero gestione e informazioni del credito; essa aderisce a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ed è membro di Fenca. Avvalersi d’imprese associate ad Unirec è sinonimo di professionalità e trasparenza, infatti le società aderenti possono vantare accordi con studi legali associati, agenzie di investigazione nonché contare sulla continua formazione del personale per quanto riguarda l’attività di esazione.
La questione cambia nel momento in cui s’inizia a parlare di cartelle esattoriali.
La gestione del recupero degli importi iscritti a ruolo e notificati al debitore tramite cartella esattoriale è affidata a Equitalia. Equitalia è una società di proprietà dell’INPS per il 49% e dell’Agenzia delle ENTRATE per il 51%. Non si tratta dunque, come affermano alcune leggende metropolitane, di una società privata. Certo agisce come società privata per la riscossione degli importi iscritti a ruolo, ma è in realtà controllata dallo STATO. Equitalia è presente sul territorio nazionale, tranne la Sicilia, con trentuno società partecipate, che svolgono il ruolo di agenti della riscossione per Stato ed enti locali.