Da sempre le donne combattono per il riconoscimento di un’uguaglianza naturale. Le sessantottine hanno combattuto una battaglia ardua per diritti apparentemente di tutti, come il voto. Ma non si tratta solo di diritti, ma di una concezione ben salda in svariate culture (anche le più moderne) secondo cui le donne devono restare a casa, possono fare a meno di lavorare per prendersi cura di casa e figli, perché è il loro compito, ed è giusto che debbano e non possano fare alcune cose. Penserete che si tratta di culture troglodite, in angoli remoti del mondo… e invece no. Una ricerca condotta dall’agenzia di comunicazione Memac Ogilvy & Mather Dubai rivela che per la maggior parte degli utenti del web, le donne dovrebbero “restare a casa”, “non avere alcun diritto”, “essere sottomesse”.
Attraverso la funzione dell’auto-completamento , quella per cui digitando le prime lettere di una parola sul motore di ricerca, il more stesso ci anticipa intuendo la parola o l’espressione che stiamo per digitare, sono state digitate alcune parole, come ad esempio women, che google ha completato con “Women should”. Abbastanza significativo.
Pari opportunità, quote rosa, se ne tentano tante per restituire pari dignità alle donne. Anche il web 2.0 si è mosso in questo senso: UN Women, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’uguaglianza dei sessi e l’autonomia femminile, ha lanciato una campagna pubblicitaria in occasione del 25 novembre, ossia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La campagna mostra il volto di quattro donne di diversa etnia, che hanno la bocca coperta dalla barra di ricerca di Google che, con lo stesso principio della funzione di auto-completamento, creano espressioni legate alle parole: “women should, women shouldn’t (le donne dovrebbero, non dovrebbero), women need to, women cannot” (le donne devono, non possono).
Prendere coscienza di un problema, che non viene considerato tale, è il primo passo; usare il web è fondamentale per arrivare al maggior numero di utenti possibile, e per avvicinarsi ad un pubblico più giovane. A tal proposito è stato utilizzato anche un altro mezzo a supporto della campagna, il social network Twitter: attraverso l’hashtag #womenshould si può discutere sull’argomento o esprimere la propria idea a riguardo, per iniziare a distruggere quello che è soltanto uno stereotipo
Nonostante i progressi in tema di uguaglianza uomo/donna, gli stereotipi sessisti restano sicuramente estremamente radicati in più d una cultura. Tutto ciò è consolidato dal fatto che i lavori di potere sono prevalentemente destinati agli uomini, per cui per la maggior parte guadagnano di più rispetto alle donne, ricoprono ruoli con maggiori responsabilità, mentre alle donne viene riconosciuta la responsabilità dei figli e della casa.
Una campagna da apprezzare, che sfrutta il web per riconfermare l’uguaglianza uomo-donna, e destabilizzare stereotipi sessisti ormai obsoleti.