“Se il tuo mestiere è scrivere, fare televisione è come cercare di respirare sott’acqua. Non puoi farlo perché non hai le branchie, devi trovare il modo, un modo qualsiasi per non morire soffocato. Quando Fabio Fazio mi incontrò proponendomi di raccontare in televisione storie d’Italia, d’istinto la mia risposta fu sì. Ne ero entusiasta, ma feci solo un lieve cenno con la testa come se a dire sì fosse più il mio corpo che il mio pensiero. Ero lusingato dalla proposta, ma intravedevo molte difficoltà. L’idea era nata dopo che una puntata della trasmissione di Fabio a cui avevo partecipato aveva raggiunto, in prima serata, ascolti molto alti raccontando storie di camorra, di libri e scrittori perseguitati. Ma lavorare a un programma televisivo, costruirlo dal primo all’ultimo minuto, ha per uno scrittore qualcosa di irreale. “Vedrai che riusciremo” mi rispose Fabio, che aveva capito cosa si agitava nella mia testa e voleva in qualche modo tranquillizzarmi. Da quel momento abbiamo condiviso tutto, soddisfazioni e dubbi, timori e rabbia: come è raro che accada, o comunque come a me non era mai successo.
È partita così un’avventura fatta di tensione, tristezza, grande passione, un’avventura che mi ha dato la vertigine e la possibilità davvero di intravedere un sentiero oltre la notte. La notte di questo Paese. Ma noi questa volta avevamo in mente qualcosa di diverso. Pensavamo a una trasmissione popolare, una trasmissione che potesse arrivare a un pubblico più vasto. Che fosse racconto e intrattenimento. […] Eppure, nonostante gli attacchi, le persone che ci guardavano da casa non si sono sentite più solo spettatori, isolati ognuno nelle proprie stanze, in platea o davanti al computer. Non ognuno che porta con sé lo sconforto di una storia triste o l’energia vitale di una bella storia. Ma qualcosa che senti si muove, la voglia di capire e di agire, di essere nelle cose. E la sfida iniziale era raccontare questa Italia diversa attraverso elenchi che sarebbero stati l’impalcatura e la grammatica della trasmissione. Un’idea semplice, perché gli elenchi sono contenitori che possono contenere ogni cosa, ogni esperienza, ogni racconto. E sono sicuro che l’elenco delle cose per cui vale la pena vivere è un esercizio fondamentale per ricordarsi ciò di cui siamo fatti. Una carta costituente di noi stessi. Mi piacerebbe passare il tempo ad ascoltare cosa scrivono le persone, le loro dieci cose che danno senso alla vita. Mi sarebbe piaciuto poterle leggerle in trasmissione. Ma le parole bisogna sempre saperle risparmiare. Qui, però, ho la carta davanti, lei non si sottrae mai. Purtroppo e per fortuna.
Ecco il mio elenco. Ecco le dieci cose per cui, per me, vale la pena vivere:
1) La mozzarella di bufala aversana.
2) Billy Evans che suona Love Theme From Spartacus.
3) Portare la persona che più ami sulla tomba di Raffaello Sanzio e leggerle l’iscrizione latina che molti ignorano [Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori].
4) Il gol di Maradona del 2 a 0 contro l’Inghilterra ai mondiali del Mexico
’86.
5) L’Iliade.
6) Bob Marley che canta Redemption Song ascoltato nelle cuffie mentre passeggi libero.
7) Tuffarsi ma nel profondo, dove il mare è mare.
8) Sognare di tornare a casa dopo che sei stato costretto a star via molto, molto tempo.
9) Fare l’amore.
10) Dopo una giornata in cui hanno raccolto firme contro di te aprire il computer e trovare una mail di mio fratello che dice: “Sono fiero di te”.”
Introduce così il suo libro Roberto Saviano, uscito per Feltrinelli il 2 Marzo scorso. Otto capitoli, otto storie, un ritratto unico dell’Italia di oggi firmato dall’autore del bestseller internazionale Gomorra. Roberto Saviano scava dentro alcune delle ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese: il mancato riconoscimento del valore dell’Unità nazionale, il subdolo meccanismo della macchina del fango, l’espansione della criminalità organizzata al Nord, l’infinita emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c’è anche il racconto – commosso e ammirato – di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz’armi di don Giacomo Panizza alla ‘ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei. Esempi su cui possiamo ancora contare per risollevarci e costruire un’Italia diversa. Ideato e condotto da Roberto Saviano e Fabio Fazio, Vieni via con me è stato l’evento televisivo dell’anno, più seguito delle partite di Champions League e dei reality show. Ora Vieni via con me è un libro che rende di nuovo accessibili al pubblico queste storie in una forma ampiamente rivista e arricchita. Facendole diventare, ancora una volta, storie di tutti.