Casoria. «Papà, allora vado io a comprarti le sigarette. Prendo lo scooter e metto il casco. Un attimo e torno a casa». Salvatore Ciliento, quindici anni appena compiuti, di Arpino di Casoria, a casa non è tornato più. Si è schiantato contro un palo della pubblica illuminazione di via Nazionale delle Puglie, dopo aver perso il controllo del mezzo a due ruote. Un impatto così violento da far «esplodere» il casco integrale, da piegare in due l’Aprilia SR 50, e purtroppo spezzare all’istante questa giovane vita.
Una tragedia a cui ha assistito un agente della penitenziaria, che nonostante l’ora – erano appena passate le undici e mezza di sera – stava fumando una sigaretta sul balcone di casa. Il poliziotto si è precipitato in strada. Ha bloccato lo scarso traffico e chiamato il centralino del 118. Le condizioni di Salvatore Ciliento sono apparse subito gravissime. Il ragazzino, che incredibilmente dopo quell’impatto aveva avuto la forza di alzarsi e stare in piedi per una manciata di secondi, già respirava a malapena ed era privo di conoscenza.
I sanitari del 118 hanno tentato per alcuni minuti, li in strada, di rianimare il quindicenne. E in quella situazione così drammatica, la tragedia si è fatta ancora più insopportabile. Angelo Ciliento, il papà dal ragazzo, preoccupato per il ritardo del figlio, è sceso in pigiama e con una cupa apprensione si è messo in auto per andargli incontro. Percorsi circa cinquecento metri ha notato il lampeggiare di un’ambulanza, ferma sul ciglio della strada. A qualche metro di distanza un capannello di medici ed infermieri, a fare cerchio intorno ad una sagoma indistinta.
L’apprensione a questo punto si è fatta angoscia. Angelo Ciliento, che fa il camionista, aveva già capito che stando così le cose quello era un incidente stradale «serio». Con il cuore a martellare dolorosamente e il respiro affannoso, il papà di Salvatore si è fatto largo tra una piccola folla di curiosi. Gli è bastato un istante, per capire che quel corpo avvolto in quel foglio termico giallo vivo era il corpo di suo figlio. L’autotrasportatore non ha avuto la forza nemmeno di gridare. Ha solo mormorato ai carabinieri della caserma di Arpino, diretta dal luogotenente Agostino Polverino: «Lasciatemi passare. Lasciatemi passare, per favore. Io sono il padre».
Il quindicenne, intubato e assistito da una macchina per la respirazione, è stato adagiato a bordo dell’ambulanza, e portato al vicino ospedale San Giovanni Bosco, dove è giunto priva di vita. Grazie alla testimonianza della guardia penitenziaria, i carabinieri di Arpino, coordinati sul posto dal maresciallo Marco Puledda, hanno ricostruito quanto accaduto. A far perdere il controllo dello scooter sarebbe stato un mix di distrazione e soprattutto di eccessiva velocità con la quale il mezzo a due ruote ha imboccato questo tratto rettilineo, in leggera pendenza a salire, di via Nazionale delle Puglie. Lo scooter è scivolato di lato, scavalcando l’alzata del marciapiede. Il mezzo a due ruote è finito per terra, compiendo un mezzo giro su se stesso, e questo ha fatto sì che il ragazzino andasse ad impattare con la testa alla base del palo della luce che si è piegato abbastanza, tanta era la forza cinetica dell’impatto. Anche la parte a protezione del mento del casco integrale è schizzata via.
Al momento i militari escludono il coinvolgimento di altri veicoli nell’incidente. Il pubblico ministero che coordina le indagini ha disposto il sequestro del corpo e il trasferimento della salma presso l’Istituto di Medicina Legale del secondo Policlinico, in attesa di decidere se far effettuare l’autopsia. Per tutta la notte gli amici della vittima, tutti bravissimi ragazzi, nonostante lo choc, hanno fatto la spola tra l’ospedale, per fare compagnia al papà di Salvatore e confortare la mamma, Carmela Capasso e la sorella Ivana, pronta per la prossima settimana a discutere la tesi di laurea, e il luogo dell’impatto mortale.
E il ricordo di Salvatore ha immediatamente riempito anche le pagine di Facebook, il social network frequentato dalla vittima con il nome di Eros. Poche fotografie di amici, mentre abbondano quelle di tutti i tipi di moto. Una passione così intensa da rivelarsi, purtroopo, fatale.
Fonte: Il Mattino