NAPOLI, 10 gennaio 2014 – Nel 2011 furono condannati in contumacia in virtù di un regio decreto del periodo fascista a 4 mesi di reclusione, pena sospesa e commutata nel pagamento di 15mila euro di ammenda, per “induzione a manifestazioni violente e occupazione di suolo pubblico” nell’ambito della lotta degli operatori sociali promossa a Napoli dal comitato Il welfare non è un lusso. Oggi per l’ex assessore comunale alle Politiche sociali Sergio D’Angelo, all’epoca dei fatti portavoce del comitato e presidente del gruppo Gesco, l’operatore sociale Ganni Manzo e la giornalista Maria Nocerino, arriva la sentenza definitiva di assoluzione con formula piena perché “il fatto non sussiste”.
La condanna faceva riferimento alla manifestazione davanti al Teatro San Carlo del 21 gennaio 2011, a cui D’Angelo e Manzo parteciparono come membri del comitato Il welfare non è un lusso che si è sempre contraddistinto per il profilo non violento delle sue proteste. In particolare, Sergio D’Angelo, in qualità di portavoce del comitato stesso, svolse un ruolo di mediazione con gli operatori, fondamentale per evitare che la protesta assumesse contorni estremistici, estranei alla natura stessa del lavoro sociale. L’operatore Gianni Manzo, rappresentante anche del Collettivo degli operatori sociali, manifestò, come gli altri, pacificamente, e non sobillò in alcun modo gli animi dei manifestanti. Infine Maria Nocerino, identificata mentre era in delegazione a Palazzo Santa Lucia in qualità di giornalista e addetta stampa del comitato, non era presente al teatro San Carlo.
Dopo tre anni, quello che era evidente nonché documentato da foto e video e che suscitò, all’epoca dei fatti, reazioni di stima e solidarietà di molti ma anche tantissimi attacchi strumentali nei confronti dell’allora assessore D’Angelo, diventa anche verità processuale. Le tre persone coinvolte, vittime di una condanna assurda e ingiusta, emessa sulla base di una legge fascista, che metteva in discussione lo stesso diritto a manifestare per D’Angelo e Manzo, e quello ad esercitare il proprio ruolo di giornalista per Nocerino, trovano finalmente giustizia.
«Piena soddisfazione – spiega l’avvocato difensore Domenico Ciruzzi – per una situazione che si sarebbe potuta risolvere semplicemente ascoltando l’allora assessore D’Angelo, il cui ruolo, estremamente positivo e risolutivo in quella circostanza e nella vertenza degli operatori sociali, è stato completamente trasformato criminalizzandolo. Ancora più grave il fatto che sia stato fatto con un decreto penale di condanna, quindi senza dare alle persone coinvolte la possibilità di difendersi. Una lezione di garantismo, in risposta al giustizialismo dilagante sul web e sulla stampa».