Nei tanti sabati sera o nel tardo pomeriggio di giornate fiacche cosa fare se non si vuole andare a Via Caracciolo, a casa di amici, o fare una passeggiata per i vicoli del centro o per i localini di San Pasquale? Beh, quale cosa migliore di andare a vedere l’ennesimo Servillo al cinema? Questa volta il film è una pellicola complessa, molto apprezzata soprattutto da chi ha seguito le cronache della famiglia Tanzi dai giornali e dalle tv.
Il più grande scandalo industrial-finanziario della storia d’Italia è stato il caso Parmalat. Solo l’adesione all’euro e l’attenta linea finanziaria imposta da Francoforte ha salvato l’economia italiana da questo potenziale “buco nero” emiliano. Sistematicamente negli anni ’90 assenze di liquidità del gruppo sono state sistematicamente occultate e soprattutto “finanza creativa” ha permesso al colosso di Parma di rimanere in vita, di acquisire altre aziende decotte, di tentare una stramba resurrezione. Il tutto rimane una storia di infinita tristezza. Dietro ad un gruppo tanto grande e diffuso in quasi ogni parte del globo vi sono milioni di lavoratori, di investitori e da ultimo un’immagine di un paese che con Parmalat aveva uno splendido biglietto da visita, un gioiellino, proprio come il titolo del film. Cosa ancora più grave è che quando sono state coperte da colossi finanziari nazionali ed esteri questi scoperti si è cercato di cartolarizzare i “buchi” di bilancio vendendo una quantità infinita di titoli tossici ad ignari investitori che con il crollo successivo del titolo e delle obbligazioni societarie hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita. Al centro di questa grande truffa nazionale c’erano due personaggi Callisto Tanzi ed il ragioniere Fausto Tonna. Era proprio quest’ultimo ad avere nelle mani i personaggi della finanza italiana, i revisori e quanti conoscevano le scorrettezze contabili del gruppo Parmalat, ma che avevano taciuto alle prime avvisaglie e dunque ne erano pienamente coinvolti e complici. E chi poteva rappresentare meglio del magnifico Toni Servillo il ragioniere tuttofare Fausto Tonna? Nessuno. E’ ormai una macchina da film il nostro Toni.
Per ricordarne solo i più famosi in meno di 4 anni Servillo è stato uno dei principali attori in Gomorra, il mitico Andreotti in “Il Divo”, ha partecipato come primo attore in “Gorbaciov”, ancora in “Una vita tranquilla” ha rappresentato lo stereotipo del boss che cerca di emanciparsi ma viene ricorso dal proprio passato; ed ancora ha mirabilmente rappresentato Mazzini in “Noi credevamo” e poi altri e poi il teatro, etc..etc.. Eppure non è una star. Rimane una persona di un garbo e di parole posate e ragionate. Ricordo quando al cinema Apollo di Milano durante la presentazione di Gorbaciov in una sala gremita lui disse “Io vengo da una scuola, quella del teatro napoletano, della quale mi reputo un umile componente, sempre distante dai grandissimi inavvicinabili Totò ed il gruppo dei De Filippo”. Ed invece sta crescendo un altro grandissimo della nostra tradizione. Caro Toni, ne devi essere consapevole.
Il film ripercorre l’ascesa, le prime difficoltà e l’ecatombe del gruppo di Collecchio. Remo Girone è Callisto Tanzi, un misto tra imprenditore familiare all’italiana e uomo di potere, consapevole del proprio ruolo sociale ed aziendale che tuttavia si spende nelle fasi finali della sua Parmalat non a salvare gli azionisti, i lavoratori ed il buon nome della famiglia, bensì cerca di salvare il solo patrimonio familiare. La giustizia ha fatto il suo corso ed adesso ne sta rispondendo.
Noi intanto godiamoci il nostro Toni, sperando che il caso Parmalat non avrà omologhi in altre aziende Made in Italy.