Anno 2014: al quinto anno della famigerata riforma Gelmini qual è l’attuale situazione? Presumibilmente non tutti si sarebbero spettati che la riforma procedesse nel migliore dei modi giacchè è come se fosse una sorta di equilibrio instabile. Il resoconto terminale infatti è stato il taglio di posti di lavoro, e quindi nuove persone per le strade a racimolare danaro, specie per quanti erano coinvolti nel settore della scuola. Infatti ci sono stati meno fondi per tutti, meno e lavoravano tutti.
Questo è stato il pianto che ha voluto il governo Berlusconi, ma gravemente supportato dai nostri politici, presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incluso.Ma qualcuno forse avrà già dimenticato le lacrime di dolore di gente che aveva perso il posto e che per di più non sapeva neanche come dover sfamare un’intera famiglia? Quindi i tagli hanno mietuto vittime ingiustamente sia tra personale non precario sia tra quello strutturato ed ora deprivato di una collocazione. Un’infamità rivolta a chi? Ed a cosa? Il risultato come ben sappiamo è stato solo una lesione dell’apparato scolastico, anche per gli studenti, liceali e non che in Campania vivono in contesti difficili, e che più degli altri hanno bisogno del sostegno degli educandi, dei magister e dei professori, ma soprattutto delle istituzioni. Infatti i picchi di microcriminalità che si registrano, con episodi che rientrano nel cosidetto fenomeno del bullying (progetto Daphne europeo) generalmente sono molto elevati. Inoltre in tali contesti si è registrato un incremento dei livelli di fame e povertà tra le famiglie con penalizzazione specie per i bambini, non solo nuovi poveri, ma quelli per i quali sarebbe forse lecito parlare nuovamente, così come già accaduto in altri momenti storici, di ‘infanzia rubata’. Poi aspetti legati all’intero processo educativo: il sistema scolastico italiano ha introdotto spesso il problema di demotivazione scolastica dell’esercito di insegnanti precari. Ebbene tra precari allo sbaraglio, governo che a monte non ha mai posto un termine alla situazione disperata in cui esso ha ridotto la classe docente con continui tagli di salari, diritti, e solo l’aggiunta di doveri, propri dell’ evoluzione della scuola pensata dal nostro ex premier Berlusconi, avrebbe causato disimpegno e disinteresse morale tra i docenti, scoraggiamenti e recriminazione tra pari. Con tanti paradossi inspiegabili. Si parla di scuola dell’inclusione, inclusione di una moltitudine di anime dunque, per razza, idee, identità di genere, cultura, contesto socio-cuturale ed economico inevitabilmente differenti ma si procede dall’altro lato ai tagli degli insegnanti di sostegno, ai non specializzati, alla sempre maggiore richiesta da parte di quest’ultimi di prendere posto all’autoaggiornamento, alla continua auto formazione, ma chiedendo cifre quantomeno irraggiungibile per il pagamento sia di tasse universitarie che altro. Ma nello stato di povertà in cui ci si ritrova, in cui ci sono persone che a stento arrivano a pagarsi la bolletta a fine mese, che non fanno un viaggio da tempo, specie come alcuni colleghi in prima classe perché non hanno danaro, ma con quale facciatosta si può chiedere di versare cifre astronomiche, specie per la frequenza degli ultimi PAS? Inoltre tra i sindacati: ci sono più di 10 differenti sindacati cui in linea di principio un docente o un collaboratore ATA potrebbe affidarsi per avere chiarimenti in materia (Gildascuola, SNALS,CODACONS, ANIEF, CIGL, UIL, CISL; ed altri minori) ma quale sia quello a tutelare maggiormente gli interessi della persona ancora non è ben chiaro. Ancora e non ultime questioni passate ma ancora irrisolte nell’ambito della scuola italiana sulla problematica del crocifisso in Italia. Il fatto che arrivino studenti stranieri non significa che questi siano i coloni della nostra peninsula, anche perchè si tratterebbe di eventi anacronistici rispetto ai tempi nei quali siamo costretti a vivere oggi, poiché il periodo del colonialismo è terminato circa 2 secoli orsono. Quindi ci teniamo il crocifisso in stanza, perché l’Italia è sede del Vaticano e chi non vuole farsi l’ora di religione italiana è dispensato dalla stessa.Il ruolo dell’insegnante è delicatissimo, perché egli influenza con i suoi atteggiamenti e con i suoi credo i suoi alunni, con conseguneze differenti. Inoltre riocrdiamoci che dovunque c’è la libertà di insegnamento-