Intervenuti Mazzone, Saccardo, il Ministro Del Gaudio e il referente Regionale di Libera Geppino Fiorenza.
AFRAGOLA. Partecipazione e consensi per la presentazione ufficiale Presidio “Libera” Afragola-Casoria svoltasi ieri, 22 marzo, nella Biblioteca Comunale di Afragola in via Firenze.
Quando parli di camorra, mafia, e di qualsiasi altra organizzazione criminale che asfissia un territorio, inevitabilmente un brivido ti percorre la schiena. Allo stesso tempo provi disappunto per quello che un cancro della società civile, che va asportato e vinto. Ieri sera il brivido era quasi impercettibile, a tenere banco era la voglia di vittoria; eravamo tutti sulla stessa barca ieri, tutti a remare nello stesso senso.
A rompere il ghiaccio è il prof. Vittorio Mazzone (coordinamento Libera Afragola-Casoria): «Libera nasce per combattere un atteggiamento grave che purtroppo esiste in misura enorme; atteggiamento alimentato dal disinteresse e dalla rassegnazione. La sua attuazione è il risultato di belle realtà già presenti sul territorio, che si sono unite per far nascere Libera qui. Purtroppo la mafia, nella fattispecie territoriale la camorra, c’era è c’è ancora. La sua potenza è economica, sociale e forte è il rapporto che ha con le istituzioni. Ma come ha detto Don Luigi Ciotti lo scorso 19 Marzo a Potenza: la forza della mafia sta al di fuori della mafia. Dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento, i poteri criminali succhiano sangue alla società; Come una zecca si attacca e inizia succhiare ecco questa è la camorra.» – poi la palla passa alla prof.ssa Maria Saccardo (referente del Presidio Libera Afragola-Casoria) che rincara la dose e ci svela un matrimonio mancato, due anni fa, con l’associazione Libera per le perplessità che il nostro contesto cittadino presentava – «La proposta di far sbocciare Libera in questo territorio non è nuova; due anni fa mi era stata proposta ma risposi con perplessità. Non riuscivo ad immaginare il riscontro della gente verso un associazione contro tutte le mafie. Poi ho avuto la fortuna di frequentare il centro di documentazione contro la camorra insieme a Fiorenza; conoscere familiari delle vittime, persone che hanno detto no al pizzo, ha cancellato ogni perplessità ed eccoci qui. Libera è piu’ di un associazione, Libera è piu’ di un gigante archivio di materiale sulla camorra, Libera è strumento sprigionale di consapevolezza di ogni uno di noi. I giovani non sanno e vecchi lo hanno dimenticato come si vive senza dover chiedere permessi; non possiamo restare indifferenti, non possiamo crescere i nostri figli nell’indifferenza».
Il punto di vista poi cambia, passa dall’altra parte, da chi scende in campo, il dott. Marco Del Gaudio (Magistrato): «Io per forze di cose vivo l’esperienza in modo diverso, la gioco dall’interno delle istituzioni, faccio il ruolo del cattivo. La gente pensa che il pubblico ministero arresta chi uccide, punisce i delitti di sangue, ma sbaglia il pm non è solo questo. Ho sempre immaginato che Libera si dovesse leggere con un punto interrogativo. Le realtà comunali e provinciale, sono realtà circoscritte; per la camorra è piu’ facile essere presente in modo diretto. Si espandono in campi di imprenditoria, in politica ma soprattutto culturali. Durante un arresto di un boss o di un figlio di boss, ci sono ragazzi pronti con il cellulare per immortalare il momento. Ecco noi dobbiamo cambiare questa situazione un pezzo alla volta, tutti i giorni; questa è una battaglia di lungo respiro che non si può fare da soli. Se vuoi liberare il tuo paese devi dare il tuo contributo. Bisogna fare come Libera, creare reti di protezione e comunicazione. Proteggere chi ha il coraggio di alzare la voce, giu’ le mani da coloro che si assumono il carico di denunciare».
A completare la sequenza il commento del dott. Geppino Fiorenza (referente Regionale di Libera) «E’ bello vedere la vostra presenza, quindi immaginare le vostre motivazioni. Abbiamo realtà presenti in tutte le provincie, c’è la prevalenza di creare cultura e vita sociale. Libera siete voi il modo di come ci siamo presentati, Libera è incontro. E’ importante per i ragazzi avere una figura che li guidi, adulti responsabili, non muri di gomma».
Il ritmo poi rallenta, in queste circostanze, toccando certi temi, bisogna fare attenzione perché la retorica è sempre l’angolo; si rischia di allestire “La bancarella delle Chimere”. A sventare il pericolo però, dopo quasi due ore di dibattito, è Emanuela che smette i panni della “figurante” per indossare quelli di “comparsa” . La ragazza mette pepe alla minestra, avallando si la volontà di essere “Libera” ma sottolinea la mancanza dello stato; accusa dunque un alleato debole, spesso invisibile, che troppe volte ti lascia solo.
L’intervento tagliente di Emanuela produce un effetto domino che genera le comparsate in “grassetto” di Salvatore Iavarone (Segretario “Italia dei Valori”) Francesco Celardo (Corrispondente “Cronache di Napoli”) Giuseppe Cerbone (Segretario “Giovani Democratici Afragola”) e incoraggia quelle di altri presenti. La risposta alla ragazza non tarda ad arrivare, a farlo in veste di Magistrato è Del Gaudio che di rimbalzo ammette l’incapacità di alcuni rappresentanti dello stato, esprime la sua solidarietà verso la ragazza, ma la esorta a lottare in quello che definisce territorio di guerra: «A Napoli, Afragola, scendete in guerra. Dovete avere un po’ di capacità, d’intelligenza, di cattiveria in piu’. Se il commissariato non funziona vai da un altro, il tuo discorso ha respiro corto. Chi vive a queste latitudini deve indossare berretto e baionetta». Certo le parole sono pesanti, ma quello che intende il Magistrato non è certo scoraggiare, men che meno allontanare ragazzi dalla proprio terra. La strada da percorre è in salita ma insieme si può arrivare alla cima.