“Diciottenne, valoroso gentile. Caduto in tragico scontro sportivo il XXX aprile 1922, nella corsa della 7^ Coppa Caivano, a Santa Maria Capua Vetere”: così recita l’epitaffio di Arturo Lepori, ex ciclista dei primi due decenni del ‘900, sepolto nella cappella di famiglia che si trova nel cimitero di Casoria.
Nativo proprio della suddetta provincia napoletana, apparteneva ad una famiglia decorata: infatti, nella stessa nicchia, si possono notare le iscrizioni in ricordo delle nobildonne Fanny ed Elvira Lepori, del tenente Giuseppe Lepori e del Cavaliere Giuseppe de Silva.
Compiuti i diciotto anni, però, in modo assai sventurato, il giovanissimo atleta morì in un incidente mentre correva, con la sua bici, la settimana tappa dell’allora Coppa Caivano. Durante il percorso di Santa Maria Capua Vetere, tra le strade infangate e piene di polvere, dove a quell’epoca non esistevano barriere e protezioni per i ciclisti come le si vedono oggi, un impatto tremendo con un carro trainato da buoi gli costò purtroppo la vita.
Una notizia sconvolgente che colpì in pieno il mondo dello sport e soprattutto il nucleo familiare, in particolare il padre che, afflitto e distrutto per la grave perdita, si spense due anni dopo. Egli riposa tuttora proprio affianco al figlio e la sua iscrizione tombale recita: “Vinto dallo strazio per la tragica scomparsa del figlio, lo raggiunse nel cielo il XXIX gennaio 1924”.
In memoria di Arturo Lepori, nel casoriano, sono state dedicate molte iscrizioni, intitolate vie e, specialmente, venne istituito un giro agonistico per ciclisti: il “Trofeo Arturo Lepori” fu indetto un anno dopo la morte del corridore. Fu, però, organizzato in gran stile fino alla metà degli anni ’60 e cessò poi, in via definitiva, nel 1975.