Gemma di colori e forme incastonata nella popolare e popolosa Via Pontenuovo, il centro d’arte ‘Gamen’ dedicato al pittore Enrico Gambardella dal figlio Stelvio si erge a massima espressione di vita e di cultura nelle immediate adiacenze del cuore pulsante della città partenopea. Uno spazio in cui la dedizione per l’arte non conosce davvero limiti e si propone come punto di riferimento e di aggregazione capace di affascinare in breve tempo. I giornalisti Emilia Sensale e Antonino Fiorino in una nuova puntata della loro rubrica ‘Non c’è Sensale senza Fiorino’ hanno intervistato il titolare Stelvio Gambardella insieme agli amici Giovanni Cardone e Davide Di Pinto, rispettivamente critico d’arte e maestro di musica. L’appuntamento si preannuncia interessante sin dalle primissime battute mentre i vari interventi da parte dei protagonisti si susseguono in una cornice suggestiva costellata tutt’intorno dalle opere dell’artista Enrico Gambardella. Per l’occasione, il figlio Stelvio ha voluto ulteriormente rendere omaggio alla carriera del genitore rivisitando i vari dipinti attraverso l’occhio minuzioso e i discorsi coinvolgenti di Giovanni Cardone e il contributo squisitamente musicale di Davide Di Pinto.
“Il Centro d’arte e cultura Gamen è nato nel 2008 e si presenta nel titolo come acronimo di Gambardella Enrico con il quale mio padre si firmava soprattutto per quanto riguarda le grafiche” – così esordisce Stelvio Gambardella. “Ho voluto esporre alcuni dipinti di mio padre che rispecchiano vari periodi della sua carriera pittorica tutta da ascrivere alla corrente espressionistica – continua – e in un certo senso si rifaceva al simbolismo francese e all’espressionismo tedesco distaccandosi di fatto da quello italiano rappresentato, tra i tanti, da Emilio Vedova e Renato Guttuso in quanto nelle sue opere prevalgono i colori, un chiaro riferimento al romanticismo, il tutto ponderato anche con tratti malinconici”. “La scelta di aprire questo centro d’arte è stata sicuramente dettata dalla voglia di ricordare mio padre a partire dal titolo Gamen, lui che invece avrebbe tanto desiderato gestire una galleria ed intitolarla a Giotto, ma aggiungo anche che l’ubicazione in una zona popolare non è casuale perché voglio che il messaggio artistico in tutta la sua potenza possa coinvolgere anche la gente di questi quartieri”. “Sin da piccolo – rivela Stelvio – sono stato affascinato dalla pittura per aver vissuto in una famiglia di artisti e la gioia che mi ha trasmesso mio padre – conclude – è talmente forte da non farmi mai deviare dalla voglia di continuare a dedicare la mia vita alla vera arte”.
“Questa mostra che ci circonda rappresenta una parte di quella che è la grande cultura partenopea – afferma il critico d’arte Giovanni Cardone – ed Enrico Gambardella insieme ad altri pittori come Armando De Stefano, Armando Lippi e i fratelli Mazzella, che facevano parte dello stesso gruppo, hanno costituito momenti notevoli della storia dell’arte napoletana”. “Fondamentale – continua – è stato sicuramente il confronto di idee espresse nei luoghi più disparati e meno usuali, ricordavo prima i gabinetti dell’Accademia delle Belle Arti, dai quali appunto si sono sviluppati spunti importanti per la nascita dell’esasperantismo e della trans-avanguardia che hanno caratterizzato anche il percorso di Enrico Gambardella, la cui pittura ha rivisitato in chiave originale i grandi maestri e periodi del passato, ma i tratti tenui ben si sono abbinati con il linguaggio materico”. “E’ importante – aggiunge – che Napoli venga tributata anche attraverso la pittura e la programmazione di attività all’interno di centri culturali come il Gamen senza perdere però il passo con i tempi attraverso il contributo di nuove forme di arte contemporanea come la fotografia, il design, ma anche le arti figurative”. “In ultima battuta Enrico Gambardella è stato uno dei più grandi artisti che Napoli nel recente passato abbia mai avuto, attraverso il suo talento ha dato tanto forse senza ricevere gli onori che avrebbe tanto meritato”.
“Tutte le forme d’arte come la musica, la pittura e la voce, pure ed essenziali, ben si sposano tra loro e non c’è cosa più gratificante per un artista ricevere il plauso di chi condivide insieme a lui questi momenti – così si pronuncia il maestro di musica Davide Di Pinto. “Napoli vive di una tradizione culturale – prosegue – veramente straordinaria che ci appartiene ed è parte delle nostre radici storiche, quindi non bisogna in alcun modo permettere che ci venga negata questa identità e occorre che tutte le istituzioni smettano di esitare quando c’è da incoraggiare ed appoggiare le proposte degli artisti che vogliono regalare la vera arte alla propria gente senza che le migliori espressioni vadano altrove per impreziosire altre culture che con Napoli hanno poco o niente a che vedere”. “Bisogna riscoprire le radici – conclude – per vivere meglio l’attualità e il mondo artistico che ci circonda composto da esponenti di una certa caratura che hanno ancora da dare alla propria terra, forse solo così si può iniziare a recuperare una parte del nostro passato glorioso”.