Il Moige e Philip Morris uniti contro il fumo
In questi giorni abbiamo prodotto dei comunicati stampa per raccontare le campagne realizzate da un’altra associazione, che riduce il fumo ad un problema adolescenziale.
Vogliamo specificare nei dettagli l’azione di questi soggetti, che ha incontrato la nostra profonda contrarietà. Reach Italia sviluppa il progetto “Spegni il fumo, accendi la vita”, che gode della direzione scientifica e del coordinamento del Prof. Giacomo Mangiaracina dell’Università “Sapienza” di Roma. Siamo convinti che contro il “veleno” fumo bisogna condurre una battaglia radicale, proponendo anche delle grandi motivazioni per sensibilizzare le persone ad abbandonare l’abitudine della sigaretta.
Infatti, la nostra mission è cercare di convincere i “fumatori” a convertire il denaro speso per il fumo nella solidarietà e nel sostegno a distanza. Operiamo nei Paesi più poveri del mondo, dove le multinazionali del tabacco sono corresponsabili molto spesso dell’indigenza e dei problemi di salute dei bambini.
Invece, è in corso la seconda edizione di “Alessio e Sara in tour per la prevenzione al fumo minorile!‘, una campagna itinerante realizzata dal Moige (Movimento Italiano Genitori), che intende diffondere per l’Italia l’allarme del vizio che si diffonde tra i più giovani.
Abbiamo già ribadito la nostra contrarietà a quest’approccio perché riteniamo che Il buon senso e l’esperienza ci insegna che una campagna “proibizionista” concentrata solo sul segmento dell’adolescenza ottiene l’effetto contrario: il desiderio di trasgredire, per vivere delle emozioni che invece agli adulti vengono concesse. Usare la definizione fumo minorile significa implicitamente comunicare il messaggio che a 18 anni sei legittimato a fumare.
Oltre queste motivazioni sui contenuti, il nostro disagio più forte è nel scoprire che la campagna del Moige è sostenuta da Philip Morris, una nota multinazionale del tabacco. E’ evidente allora che l’intera operazione si riduce ad una campagna di “friendly marketing” messa in campo dall’azienda; infatti, rinviare il desiderio del fumo alla maggiore età può produrre un aumento delle vendite. Inoltre Philip Morris così rafforza la propria immagine, ponendosi come il soggetto “responsabile” che si preoccupa della salute degli adolescenti. La battaglia al fumo è una cosa seria, va fatta con l’accurata prevenzione a livello scientifico e mettendo in campo grandi motivazioni, non con la retorica al servizio delle multinazionali del tabacco.