Ancora a centro della bufera la figura del Presidente del consiglio comunale casoriano, l’avvocato Pasquale Fuccio, in quota Pd. Dopo la mozione di sfiducia presentata nei sui confronti da parte di dieci consiglieri comunali, (Rosa Sosio, Massimo Mileto, Gianluca Cortese, Biagio Galluccio, Salvatore Iodice, Raffaele Petrone, Marco Colurcio, Aniello Cerbone, Stefano Ferrara, Antonio Lanzano), a rincarare la dose arriva, questa mattina, un documento a firma di parte di questi, in cui viene stigmatizzato il Presidente Fuccio per non aver proceduto, ad oggi, alla convocazione del consiglio comunale atto a discutere la suddetta mozione. “A distanza di oltre due settimane – dicono i firmatari della nota protocollata all’Ente di Piazza Cirillo – constatiamo che nessuna iniziativa è stata posta in essere dall’avvocato Fuccio in ordine alla convocazione del Consiglio per la discussione inerente la mozione di sfiducia, ad eccezione di una Conferenza dei capigruppo, tenutasi il giorno 2 luglio, dove sono stati affrontati tutt’altri argomenti, non facendo minimamente accenno alla mozione di sfiducia, né di conseguenza alla necessaria
convocazione del consiglio comunale”. Proseguono puntando il dito verso l’esponente più votato del Pd: “Il comportamento tenuto dal Presidente del consiglio comunale – dicono – denota, ancora una volta, scarsa attenzione e poca sensibilità istituzionale nei confronti di una legittima richiesta presentata da ben dieci consiglieri, continuando a non ottemperare con tempestività, correttezza e neutralità i propri doveri istituzionali, finendo con il vanificare l’attuazione di quanto disposto dalla normativa nazionale e dal regolamento”. Puntuale arriva la risposta del Presidente Pasquale Fuccio che fa sapere di non aver proceduto alla convocazione del Consiglio perché la mozione presentata dai dieci consiglieri sarebbe priva di requisiti fondamentali per consentire la convocazione della pubblica assise. “Sentito l’ufficio di presidenza – dice Fuccio – si evidenzia l’assenza nella mozione di sfiducia – n. 22553 del 18-07-2012 – dei contenuti formali minimi per mettermi in condizioni di poter convocare il consiglio comunale. Invero – prosegue – la medesima, oltre ad essere irrituale, è da considerarsi irricevibile, sia per la mancanza di un destinatario che per non aver evidenziato nelle conclusioni richiesta formale di convocazione del Consiglio per la discussione del relativo capo all’ordine del giorno”. Conclude Fuccio: “Non si ritrova, nella medesima, alcun riferimento espresso, normativo, statuario e regolamentare, che preveda l’istituto della mozione de quo”. Per concludere, Fuccio, invita i suoi oppositori a ripresentare la mozione, “Nelle forme di legge”, precisa.